Il presidente del porto di Napoli si dimette e la Cgil Campania è travolta da gravi questioni morali. Un componente della segreteria regionale è indagato e nei suoi confronti non sono stati adottati provvedimenti disciplinari. Nell'indifferenza della struttura nazionale, nell'indifferenza di Guglielmo Epifani, diventato complice di una grave situazione che nelle prossime ore avrà ulteriori sviluppi.
(Stefania Botempi)
( Dall'agenzia di Stampa Il Velino) -
Il presidente dell'Autorita' portuale di Napoli, Francesco Nerli, si e' dimesso.
La decisione e' una conseguenza delle accuse che gli sono state contestate, nelle scorse settimane, dalla procura della Repubblica partenopea. Le dimissioni erano l'unica scelta possibile visto che per l'ex responsabile dell'Autorita' portuale che ha gestito una delle piu' imponenti strutture marittime commerciali, Napoli e il suo porto erano diventate zone vietate.
La Guardia di Finanza dieci giorni fa gli ha consegnato un divieto di dimora in Campania.
Il provvedimento - che tecnicamente rientra nella "gamma" delle misure cautelari - e' firmato dal gip Daniela Fallarino ed e' stato chiesto dai pm che indagano su un giro di denaro che i concessionari o gli appaltatori che avevano rapporti con l'ente portuale sarebbero stati costretti a versare al presidente Nerli il quale, dice l'accusa, a sua volta li avrebbe girati al suo partito. Ossia il Partito democratico.
Il partito del governatore Antonio Bassolino (sia chiaro pero' che a Bassolino non viene contestato nulla). Ed ecco allora ritornare un grande "cult" di Tangentopoli: tangenti? Ma no, ho soltanto violato la legge sul finanziamento dei partiti.
Sara', ma i magistrati contestano a Nerli, deputato comunista fin dal 1987, la concussione. Ossia l'estorsione del pubblico ufficiale.
Il presidente, interrogato dal gip nei giorni scorsi, ha negato di aver mai obbligato qualcuno a versare denaro.
Evidentemente si trattava di slanci di generosita', perche' la Finanza ha rintracciato i versamenti. I soldi sono stati infatti regolarmente inseriti sia nei bilanci delle societa' che versavano "l'obolo" al Pd, sotto la voce "uscite" naturalmente, sia nella contabilita' dello stesso Partito democratico, con la definizione di "contributi provenienti da privati".
Ecco perche' in questo caso non si puo' nemmeno sostenere che e' stata violata "soltanto" la legge sul finanziamento dei partiti (la legge piu' violata dagli italiani, stando agli interrogatori raccolti durante Tangentopoli).
Perche' quei soldi non hanno cambiato di mano in nero, ma sono stati "contabilizzati" proprio come prevede quella stessa legge.
E infatti i versamenti non hanno mai superato i 25mila euro, partendo da una "base d'asta" di cinquemila.
Per gli inquirenti, chi operava nel e con il porto di Napoli si sentiva costretto a rivolgere un "pensiero poetico" al Pd che dimostrasse la gratitudine e la condivisione di un'antica fede politica. Dunque, per il pm, si tratta di concussione. Di diverso avviso la difesa di Nerli, l'avvocato Alfonso Stile, che ha sottolineato come non ci siano assolutamente prove che quei versamenti fossero frutto di "costrizioni".
Insomma, l'accusa di concussione sarebbe infondata. Nel capo d'accusa si legge che Nerli, "forte dei rilevantissimi poteri attribuitigli dalla legge", ha "reiteratamente" costretto chi aveva rapporti di natura concessionaria o appalti dall'Autorita' a versare contributi al suo partito politico di riferimento. Nerli e' stato eletto deputato nel 1987 nelle fila del Pci e poi e' stato senatore con il Pds; nel luglio 2006 per la seconda volta e' stato nominato alla presidenza dell'Assoporti, mentre dal 21 dicembre 2000 e' a capo (oggi non piu' in seguito all'inchiesta) dell'Autorita' portuale napoletana.
La misura coercitiva del divieto di dimora in Campania emessa dal gip riguarda anche un'impiegata addetta alla segreteria di presidenza, Rita Covertino. Pure nei suoi confronti l'accusa e' di concussione. Ma l'inchiesta della procura di Napoli sul porto non si ferma alla concussione: la Guardia di Finanza ha perquisito abitazioni e uffici degli indagati cercando sia materiale per le indagini relative alla concussione sia documenti riguardanti reati di truffa e abuso di ufficio legati ai meccanismi di assunzione di personale da parte del Porto di Napoli. Gli accertamenti bancari e contabili del Nucleo di polizia tributaria hanno verificato la "stretta relazione" tra chi aveva "corrisposto finanziamenti compresi tra i 5mila e i 25mila euro" e chi operava poi all'interno del porto attraverso concessioni o prestazioni d'opera. E a proposito della differenza tra concussione e generosita', a sostegno dell'accusa ci sono anche dichiarazioni rese dagli imprenditori che hanno raccontato di essere stati avvicinati da dipendenti dell'Autorita' che richiedevano i contributi regolarmente poi contabilizzati dalle aziende e dallo stesso partito. Il presidente Nerli sapeva di essere oggetto delle "attenzioni" degli investigatori visto che gia' alcuni mesi fa, in una precedente perquisizione, la Finanza aveva trovato una sorta di prospetto riepilogativo che riportava "in modo preciso e puntuale" (cosi' scrivono gli investigatori) nomi, ditte e societa', e a fianco l'indicazione dell'importo versato e gli estremi bancari. Avendo a disposizione l'agenda degli amici su cui poter contare in caso di bisogno, i finanzieri si sono rivolti agli imprenditori indicati nell'elenco per saperne qualcosa in piu'. E sono stati proprio loro a confermare di essere stati avvicinati da dipendenti del porto che richiedevano versamenti. I contributi "incriminati" risalgono tutti al biennio 2005-2007 e gli imprenditori che hanno eseguito i versamenti sono 13. Francesco Nerli e la segretaria Rita Covertino non esauriscono il "catalogo" degli indagati. Negli atti della Procura figurano anche Pietro Capogreco, ex segretario dell'Autorita' portuale di Napoli, e la sua assistente Carmela De Luca. Accanto alla vicenda "contributi" c'e' la questione assunzioni. Contratti "pilotati" per i quali vengono chiamati in causa due sindacalisti, Ciro Ascione della Cisl e Federico Libertino della Cgil. Su questo fronte (un altro "fronte del porto") gli inquirenti stanno verificando se e' vero - come risulta ad una prima analisi della documentazione - che nessun bando di concorso pubblico sia stato emanato per coprire la pianta organica che prevede un tetto di 130 dipendenti contro gli attuali 115. I sindacalisti, in particolare, avrebbero ottenuto l'assunzione di due donne. Piu' in generale, tutte le assunzioni al porto di Napoli - secondo quanto sarebbe emerso - avvenivano per chiamata diretta o per selezioni attraverso societa' private. Nessun dipendente, a partire dall'entrata in vigore della legge 84/94 e' stato assunto attraverso un concorso pubblico. Federico Libertino, in qualita' di rappresentante sindacale della Cgil, e' stato nel comitato portuale di Napoli per oltre 18 anni
NB . Le due donne sistemate: La Covertino, segretaria di Nerli è la compagna di Francesco Libertino fratello di Federico Libertino e Teresa Nolli sistemata nella partecipata Nausica, moglie di Federico Libertino.