mercoledì 4 febbraio 2009

LA GUARDIA DI FINANZA INDAGHI SULLA CGIL...ALTRO CHE NO PROFIT!!!!




Perchè la magistratura e la Guardia di Finanza non indagano sui conti della Cgil?
La Cgil redige e pubblica annualmente un rendiconto di esercizio?

Cari magistrati e cari amici della Gdf, lo sapete che la Cgil sulla carta si definisce NO PROFIT ed invece svolge attività di natura commerciale?

Perchè la Cgil non rendiconta e pubblicizza la sua situazione finanziaria?

Lo sapete che ogni anno la Cgil raccoglie miliardi di euro tra tesseramenti, attività di servizi e contributi vari? L’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), la cassa edile fungono da esattori, trattendendo a favore della Cgil il 3 per cento dell’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e l’1 per cento della cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria per i lavoratori socialmente utili?

È stato calcolato che nel 2006 l’INPS a tale titolo ha versato alla sola CGIL 331 milioni di euro.

Sempre nel 2006 l’INPS, inoltre, ha pagato 90 milioni di euro alla Cgil per le dichiarazioni dei redditi dei pensionati.

Nello stesso anno la Cgil ha anche incassato dal fisco ulteriori 39 milioni alla CGIL, tramite il Caaf per il contributo di 15,7 euro che ricevono per le dichiarazioni di redditi redatte per i lavoratori in attività.

Vogliamo parlare del rilevante patrimonio immobiliare?

Attualmente la Cgil ha di sua proprietà circa 3000 sedi.
Vogliamo parlare di altre entrate?
Da ultimo ma non per ultimo, va considerata la gestione dei fondi pensione, le quote di servizio delle Casse Edili, l’utilizzo dei fondi europei per la formazione, la rappresentanza sindacale in numerosissimi enti ed amministrazioni, statali e non.
Tra i tanti: nel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL), nei comitati di indirizzo e vigilanza dei maggiori enti previdenziali, nelle Camere di commercio, nei consigli di amministrazione delle grandi aziende a partecipazione statale.
Discorso a parte è l’ingente ricavato dei patronati che, seppure formalmente autonomi, hanno, come è noto, uno strettissimo collegamento con i sindacati, di cui appaiono dirette emanazioni. Superfluo è poi sottolineare la loro capillare articolazione territoriale che coinvolge direttamente od indirettamente milioni di persone.
La Cgil ha 151 società controllate – che hanno un capitale sociale di 27 milioni di euro – poco meno di tremila dipendenti e un fatturato di 239 milioni di euro.
Un siffatto poderoso apparato, che ha una solida ed articolata architettura finanziaria ed economica, cospicuamente alimentata da un sistema di favore, può ancora essere esentato dall’obbligo di un rendiconto secondo precise e codificate regole di trasparenza e di legalità che si impongono (giustamente) agli altri?
A tal proposito va opportunamente ricordato che in Inghilterra, cui spesso si fa riferimento in tema di libertà sindacali, la legge impone ai sindacati i registri contabili in tutte le transazioni economiche e nel complesso delle loro attività e passività, prevedendo al tempo stesso un valido sistema di controllo di tali registri, della situazione di cassa e di tutte le ricevute e rimesse di pagamento. Un ufficio, inoltre, quello del certification officier, dopo avere ricevuto il rendiconto annuale, può in ogni momento chiedere ad un sindacato o ad un suo ufficio la produzione di documenti ritenuti rilevanti.
In considerazione, quindi della particolare posizione della Cgil , appare quanto mai opportuno, se non necessario, aprire un'inchiesta.
Bisogna controllare la rendicontazione della Cgil e vedrete che verrà fuori la natura commerciale...
Altro che NO PROFIT!!!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

conti alla fine tornano, e anzi il fatto che un sindacato facendo l'imprenditore non debba arricchirsi potrebbe essere un fiore all'occhiello. Ma c'è un segreto. Il vero bilancio sarebbe in rosso. Senza le plusvalenze immobiliari. È stato grazie ad operazioni straordinarie che il Guglilemo Epifani-imprenditore non ha dovuto vedersela con i sindacati ed aprire in qualche caso vertenze aziendali rognosette. Operazioni bene note agli immobiliaristi, non così lontane da quelle che hanno riempito le cronache finanziarie negli ultimi anni, nel segno di Stefano Ricucci, Giuseppe Statuto e compagnia. Operazioni di scuola, intendiamoci, e consentite dalla legge, non ci si riferisce a quelle che hanno fatto finire nei guai giudiziari la compagnia dei furbetti.

La Cgil si è limitata a vendere terreni e fabbricati con operazioni piuttosto complesse. Nelle sola Milano si è trovato un milione di euro di plusvalenza grazie alla cessione di un terreno che alla fine tornerà in parte al suo iniziale proprietario, con tanto di immobile-sede costruito. Così si è fatto il bilancio, nonostante la voracità del fisco cui è stata rimandata la consegna del dovuto (spalmata su più anni).Senza le operazioni straordinarie Epifani avrebbe avuto un profondo rosso, nonostante il buon andamento del settore della consulenza fiscale (Caaf e dintorni), il cui fatturato è interamente garantito dallo stato. Per il prossimo anno, si vedrà. Intanto la maggioranza che sostiene il governo ha già lanciato una ciambella non indifferente.

Un emendamentino di inizio estate ha infatti assicurato ai sindacati un contributo sempre in perdita per lo Stato: il pagamento di tutte le dichiarazioni dei redditi residuali (lo stato paga 14,5 euro anche se da quelle non incassa nulla), che era stato eliminato due anni fa. Fieno in cascina per i tempi di magra. Ma anche un buon elemento per i prossimi confronti diretti fra leader sindacali e confindustriali. Fra imprenditori un po' assistiti ci si potrà capire al volo...

Nell'agosto 2007 sono 151 le società per azioni o società a responsabilità limitata riconducibili al primo sindacato italiano dei pensionati e dei lavoratori. Altre 75 società risultano ancora in portafoglio, ma da tempo è stata decisa la loro liquidazione. L'azionista di controllo è la Cgil nazionale, azionisti di minoranza sono le federazioni locali, in qualche caso il socio più forte è una Camera del lavoro territoriale o una delle federazioni nazionali di settore (Fiom, Fisac, Spi, etc...). Le 151 società secondo i dati più aggiornati hanno un capitale sociale di 27 milioni di euro, che rappresenta l'investimento iniziale della Cgil (e continuativo, visti i non brillanti risultati di bilancio). In media hanno 19 dipendenti, e in tutto ne risultano 2.880. Un piccolo esercito che contribuisce al raggiungimento dei 239 milioni circa di fatturato registrato nel 2006.

Ogni lavoratore produce un fatturato di oltre 83 mila euro all'anno, cifra tutt'altro che trascurabile, ma non in grado di fare quadrare i conti della holding. Formalmente il consolidato si chiuderebbe con un piccolo utile, da 5.352 euro. Ma la maggioranza assoluta delle società controllate, 76 su 151, ha chiuso il 2006 con un rosso spesso nemmeno trascurabile. E la gestione reale non brilla dando un'occhiata più approfondita ai singoli bilanci, come Italia Oggi farà nei prossimi giorni.

Perché gran parte di fatturato e utili vengono da un solo settore: quello della consulenza fiscale. I Caaf e i centri servizi fiscali collegati sono di fatto totalmente assistiti dalle convenzioni a prova di bomba con l'Agenzia delle entrate. Se si toglie quel fatturato il bilancio consolidato sarebbe in rosso di 1,2 milioni di euro. Ma il rosso sostanziale sarebbe in realtà ancora più profondo. Perché a tenere a galla i conti finanziari della holding Cgil ci pensano le immobiliari controllate, società che di solito non producono reddito (tanto più se captive come nel caos Cgil: molte sono sedi messe a disposizione delle stesse strutture del sindacato). Ma nel 2006 alcune operazioni di finanza straordinaria hanno inciso sul conto economico consolidato in misura rilevante.

In tutto si tratta di circa 3 milioni di euro, la fetta più grossa derivante dalla plusvalenza da 1 milione di euro di una sola società, l'Immobiliare Volturno di Milano che ha ceduto un terreno rinviando ai prossimi esercizi il pagamento della gran parte del dovuto al fisco. Operazioni non dissimili a quelle fatte (certo su ben più larga scala) negli scorsi anni da quegli immobiliaristi che non sembravano esattamente i principali modelli del sindacato e dei suoi leader.

Ma fare la vita dell'imprenditore è dura, come Epifani & c. dimostrano di avere provato sulla propria pelle, e non si può andare troppo per il sottile. Tanto più se - come la Cgil - il rischio imprenditoriale viene assunto ad ampio raggio. Le 151 società sono attive infatti in ben 11 settori merceologici. Si va dal fisco, alla consulenza, alle professioni intellettuali, al turismo, all'editoria, al mattone, allo spettacolo.

Anonimo ha detto...

Penso proprio che la banda di Gravano e compari dovranno dare conto di parecchie cosine: per esempio di alcune cooperative che sono interessate ai suoli di Bagnoli.
nelle cooperative ci sono parenti e amici di parecchi sindacalisti della Cgil di Napoli e regionale.
Alcuni nomi...i soliti...Sannino, Barbato,Grandillo, Petricciuolo...il boss, invece, è interessato come socio di affari per il parco tecnologico

Anonimo ha detto...

....Praxi agenzia Praxi...Mike non ti dice niente...agenzia interinale Praxi..

Anonimo ha detto...

Federico Libertino attuale componente della segreteria regionale della Filt Campania conosce troppo bene la Praxi.
Federico come sono state fatte le assunzioni alla Sepsa, Circumvesuviana, Ferrovie dello Stato, Metronapoli?



I CADUTI SUL LAVORO..