lunedì 22 settembre 2008

HANNO FATTO TERRA BRUCIATA INTORNO...



"Santi burocrati sangue d'ipocriti la vita spesso è una discarica di sogni che sembra un film dove tutto è deciso sotto ad un cielo d'un grigio infinito..."


La Cgil che cerca di nascondere i suoi scheletri nell'armadio. La Cgil che non ha ancora chiarito come mai alcuni suoi vertenzieri andavano a braccetto con i padroni, imponendo ai lavoratori di firmare verbali transattivi autocertificandosi come "lavoratori autonomi".
La Cgil che licenzia i suoi dipendenti onesti grazie al privilegio di non essere obbligata ad applicare l'articolo 18 dello Statuto.
La Cgil che espelle i rappresentanti sindacali aziendali della Piaggio che rifiutavano accordi-bidone.
La Cgil che è indifferente quando le operatrici precarie di un call center per protestare contro i licenziamenti, si mettono all'asta su youtube.
La Cgil, crede, ancora che i lavoratori siano stupidi.
Sulla vicenda Alitalia, per esempio, il Signor Guglielmo Epifani sta recitando una commedia tentando di nascondere quello che è avvenuto in questi anni: distacchi retribuiti per centinaia di sindacalisti aziendali, consulenze ed assunzioni clientelari in favore di amici e parenti.








16 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è di più e di peggio, nel percorso che ha portato quello che amava definirsi «sindacato di classe», a fare da sponda decisiva non al sindacato, ma alla «associazione professionale», di quei piloti che hanno un reddito medio di 120.000 euro l'anno, infiniti privilegi e una solida tradizione corporativa, per usare un eufemismo. Questo connubio contro natura, che ha per esito ricercato e voluto il fallimento dell'Alitalia, inimmaginabile sotto la leadership di un Luciano Lama o un Bruno Trentin.

Anonimo ha detto...

La Cgil che era il cane da guardia del Governo Prodi, che ha firmato quel orribile protocollo d'intesa che è passato grazie agli imbrogli delle strutture meridionali(Cgil Campania in primis), adesso diventa un sindacato "radicale"...
E promuove le manifestazioni a sfondo politico...quella del 27 settembre o diventando il braccio operativo del PD per la manifestazione del 25 Ottobre...
E noi ci dovremo fidare di questi dirigenti sindacali?
Fidarci di un Gravano, un vero boss, che in questi anni non ha detto una paura sui banditi che hanno gestito la Regione Campania ed il Comune di Napoli sommergendoci di monnezza?
Caro Epifani, invece, di dare lezioni a Berlusconi, pensa alle vicende morali che riguardano alcune strutture della tua organizzazione:corruzione, clientelismi e parentopoli negli enti bilaterali.

Anonimo ha detto...

Ragazzi, il Signor Franco Martini ha lasciato l'incarico di seg.generale della Fillea nazionale ed è diventato leader(?) della Filcams Cgil. Eh, già. Due pesi e due misure. Il caro Franco, dà lezioni a Crescentini sulle scadenze di mandato,invitandolo ad accettare un lavoro demansionato alla Cassa Edile di Napoli(terzo livello) mentre lui si garantisce altri otto anni alla Filcams...c'è chi può...e chi non può(buttato sul lastrico con figlia a carico)

PS/Oggi, 22 settembre 2008 è già un anno che Ciro Crescentini, dipendente della Fillea Cgil licenziato dalla Cgil, è disoccupato e senza lavoro.
VERGOGNATEVI!!!
EPIFANI VERGOGNATI

Anonimo ha detto...

Epifani, prima di guardare in casa altrui, guarda in casa tua.
Guarda quello che combinano i tuoi protetti come il Boss Michele Gravano in Campania.
Il Boss della Cgil Campania sta tirando la volata al suo amico Lettieri dell'Unione Industriali per acquistare a prezzi stracciati Atitech e fare affari nel Porto di napoli...
Il Boss insieme alla cara mogliettina(Luisa Cavaliere) si è già assicurato tanti euro provenienti dai fondi comunitari per ristrutturarsi la tenuta radical chic Giacaranda di S.Marco di Castellabate e il finanziamento della rivista "Filo di perle"

Anonimo ha detto...

ANONIMO:ma lo sapete quanti pensionati lavorano nel palazzo di via torino?Sono 8o persone che otre alla pensione usufruiscono di un contributo pari a mille euro mensili.Assurdo.La famosa legge 3oo che ha fatto?Uno sprego enorme ma tanto pagano i lavoratori.Il boss organizza convegni ombra con i suoi galoppini infischiandosi dei lavoratori tutti.Uno sprego scandaloso per non parlare dei tanti chelavorano nel Caf.Qui poi e'uno scandalo ancora piu'evidente,Figli di commercialisti di segratari di amici degli amici insomma qui c'e'di tutto ma non importa tanto pagano i lavoratori.Al Caf occorrono semplicemente nove persone ne risultano 35 unita'.Alla faccia della trasparenza.Ma tutto quewsto sta per finire a giorni il Gravano dovra'preparare la valigia ma non andra'via da soloAbbiamo preparato per quel giorno una grande festa.Il Gravano dicono che per la sua partenza ha ordinato un tir perche 'sono tanti quelli che devono prendere posto.

Anonimo ha detto...

l'ultima volta che ho preso un aereo alitalia mi sono girate le p... 80 passeggeri e 15 membri dell'equipaggio che festosi andavano in germania senza pagare per farsi le vacanze dagli amici,i miei genitori invece hanno girato il mondo e tutte le volte c'erano sempre persone dell'alitalia che vantavano business class gratis e alberghi di extra lusso tutto rigorosamente gratis,avevano anche da dire che il loro lavoro era stancante,ma se quando l'aereo decolla mettono il pilota automatico e poi dormono!poi le hostess una piu'bisbetica dell'altra forse perche' sono leggerissimamente bruttine e scartate dalle altre compagnie quindi alle poverine era rimasta l'alitalia ma che fallisca veramente almeno delle braccia in piu' per raccogliere le patate

Anonimo ha detto...

La Cgil utilizza la vicenda Alitalia, il dramma dei precari della scuola per tirare la volata al partito democratico.
Ci dovremo fidare della Cgil?
Come possiamo fidarci di un sindacato che in Campania si comporta come un padrone delle ferriere licenziando senza giusta causa dei suoi dipendenti ed i suoi dirigenti onesti?
Io, credo, che bisogna prendere contatto con la stampa nazionale raccontando quanto è accaduto in Campania.
Raccontiamo la storia di quelle compagne e compagni che hanno lavorato in nero nella Cgil, con i contratti a progetto(mentre la Cgil chiedeva l'abolizione della legge Biagi), ha licenziato dirigenti della Fillea(il caso di Ciro Crescentini) o quello che è accaduto a Caserta. Le assunzioni di parenti negli enti bilaterali.
Questi dirigenti nazionali e campani della Cgil non possono prenderci per il culo.
La stampa, quella di destra e di sinistra, deve sapere quello che accade in Cgil!!!!
Amici di Mattone Selvaggio non limitatevi a parlare solo su questo blog.

Anonimo ha detto...

Guardate come fanno i furbi i dirigenti della Cgil. Utilizzano il sindacato per fare politica di opposizione...A Roma Epifani convoca la conferenza stampa per annunciare la manifestazione del 27 per "cambiare" la politica del governo, in Campania, Gravano annuncia nella stessa giornata un'altra conferenza stampa "contro" la politica del Governo....(e Bassolino?).
Leggete i due comunicati...
IL COMUNICATO DELLA CGIL NAZIONALE...
Mercoledi' conferenza di Epifani su mobilitazione Cgil del 27/09 Roma, 22 SET (Velino) - Mercoledi' 24 settembre, alle 12 presso la Cgil nazionale in corso Italia, il segretario generale del sindacato, Guglielmo Epifani, e il segretario confederale e responsabile d'organizzazione, Enrico Panini, terranno una conferenza stampa di presentazione della giornata di mobilitazione indetta per sabato 27 settembre: "Diritti in Piazza - Per cambiare le scelte del governo". Si tratta, spiega la nota della confederazione, "di una giornata di mobilitazione proclamata dalla Cgil per chiedere al governo un cambiamento di indirizzo della politica economica, sociale e fiscale".
IL COMUNICATO DELLA CGIL CAMPANIA...
(US CGIL CAMPANIA) - Napoli, 22 settembre - E' in programma mercoledì 24 settembre alle ore 12 presso la sede della Cgil Campania in via Torino 16 a Napoli la conferenza stampa di presentazione della manifestazione promossa a Napoli dalla Cgil per sabato 27 settembre nell'ambito della mobilitazione nazionale contro la politica economica del Governo Berlusconi.
All'incontro con in giornalisti prenderanno parte i segretari generali di Cgil Campania e Napoli, Michele Gravano e Giuseppe Errico ed i segretari organizzativi Francesco D'Agostino e Valentino Grandillo.
Il corteo di sabato partirà alle 9,30 da p.zza Mancini (adiacenze p.zza Garibaldi), si muoverà lungo il corso Umbero I (Rettifilo) per poi confluire a p.zza del Gesù dove si terrà il comizio finale della manifestazione.
Obiettivo della mobilitazione della Cgil è quello di indurre la modifica delle scelte del governo in materia di diritto al lavoro, allo studio, alla salute, rispetto alle scelte in materia economica e riguardo le infrastrutture, la precarietà, la previdenza sociale, l'immigrazione.

A ROMA EPIFANI...FINGE DI FARE IL MODERATO...IN PERIFERIA I SUOI GREGARI FINGONO DI FARE I "RIVOLUZIONARI"

Anonimo ha detto...

La Cgil è stata isolata. E continuerà ad essere isolata. Voglio proprio vedere cosa faranno i vari cortigiani che sono stati inventati "generali" ai vertici delle categorie nazionali e periferiche.
Non sono in grado di gestire il rapporto con i lavoratori...sono abituati a gestire ben altro...

Anonimo ha detto...

Sull'Alitalia la Cgil ha perso.Nella prima fase della trattativa era favorevole alla chiusura (e quindi alla svendita dei diritti dei lavoratori), tanto da sottoscrivere addirittura l’accordo quadro di domenica notte. Poi a un certo punto l’intervento estemporaneo di Epifani ha rimesso tutto in discussione. Difficile credere che il segretario non abbia ricevuto una telefonata da qualche palazzo che gli diceva: “non possiamo far vincere un’altra volta Berlusconi”. E lui ha obbedito. Se avesse seguito le linee che ha tenuto negli ultimi anni la Cgil avrebbe firmato senza esitazioni, ma in questo momento politico non poteva fare altro che smascherarsi per ciò che è, ossia l’appendice del Pd. La certezza inoltre è che, senza la presenza delle sigle di base e dei piloti, la Cgil avrebbe firmato insieme a Cisl, Uil e Ugl. C’era infatti il forte rischio che la trattativa si arenasse anche con la sua firma (vista la forza degli autonomi e la volontà dei lavoratori), e per i cigiellini sarebbe stata una sconfitta clamorosa. Quella che ottengono non è clamorosa, ma sempre sconfitta è, visto che la Cgil si conferma un’organizzazione che non sa più fare la lotta, se non in presenza di situazioni trainanti che la rendono inevitabile e comunque sotto i dettami strategici del Pd.

Anonimo ha detto...

L’isolamento della Cgil nelle grandi partite che si stanno giocando sulla scena della politica economica e industriale del Paese - Alitalia, riforma del sistema contrattuale - si spiega meglio se si fa un passo indietro e si guarda alle travagliate vicende interne del sindacato di corso d’Italia. A metà giugno il leader della Cgil con una sorta di colpo di mano ha proceduto al rinnovo della segreteria. C’era da sostituire tre elementi: Carla Cantone (eletta alla guida dei pensionati dello Spi) e Paolo Nerozzi e Achille Passoni (eletti entrambi nel Pd) ed Epifani ne ha approfittato per allargare il cambiamento. Ha chiesto a Marigia Maulucci e Mauro Guzzonato di fare un passo indietro e di assumere un altro incarico, nonostante non fossero in scadenza. Ha ottenuto due no ma ha proceduto lo stesso, mettendo ai voti la decisione di procedere all’azzeramento della segreteria. Ha vinto e il ribaltone ha portato dentro Susanna Camusso, Vera Lamonica, Agostino Megale, Enrico Panini, e Fabrizio Solari. Il ribaltone ha avuto l’effetto di rafforzare l’ala riformista ma ha lasciato dietro veleni e malumori.

Camusso, segretario generale della Lombardia ha militato nella Fiom ma anche nel sindacato dei metalmeccanici ha sempre rappresentato l’ala riformista ed è indicata come il probabile successore di Epifani. Megale, presidente dell’Ires è vicino a Veltroni. La nomina di Panini, numero uno della Cgil Scuola, infine, ha suscitato molte polemiche. Il suo posto era conteso da Carlo Podda potente leader della Funzione Pubblica. Ma il colpo di mano – a fianco delle cinque new entry sono stati riconfermati Paola Agnello Modica, Fulvio Fammoni, Morena Piccinini e Nicoletta Rocchi - ha lasciato malumori non solo nel sindacato di categoria del pubblico impiego ma anche nella Fiom contraria al metodo utilizzato da Epifani. Metodo peraltro contestato anche da una riformista come la Rocchi. Ebbene, è proprio in questa chiave che si spiegano i tentennamenti di Epifani - risolti poi a favore di una scelta intransigente e conservativa - nella partita Alitalia e in quella dei contratti ora così intrecciate. Epifani dopo lo strappo di giugno, cioè, aveva bisogno di recuperare il consenso della sua base. Quale occasione migliore della partita Alitalia che ingaggiava un braccio di ferro, così caldeggiato dai duri e puri della Cgil, con il governo oltre che con la Cai? E quale boccone più appetibile della riforma dei contratti dove Epifani conduce le battaglia di salvaguardia del contratto nazionale (contro un pericoloso potenziamento del livello aziendale) cara alla Fiom? L’ostacolo però che si è trovato di fronte Epifani si chiama Cisl, e in parte Uil. Il numero uno Raffaele Bonanni su Alitalia ha bocciato come pura follia far saltare l’accordo con la Cai e sulla riforma insiste che bisogna cogliere l’opportunità della detassazione dei salari di produttività decisa dal governo e che potrebbe diventare strutturale con la Finanziaria. E ora la Cisl sui contratti fa pressione, con Uil e Confindustria, sulla Cgil con un occhio all’Alitalia. Ovvero se Epifani cedesse su Alitalia Bonanni sarebbe più disponibile ad aprire alla Cgil sui contratti. Fino ad oggi invece continua a paventare l’ipotesi di procedere senza Epifani e di fare un accordo separato per rinnovare le regole contrattuali del ’93.

La Confindustria, però, anche se stanca dei tentennamenti di Epifani sa i rischi e le rappresaglie che possono arrivare da un accordo separato sui contratti. Nel 2001 e nel 2003 con Antonio D’Amato alla presidenza di Confindustria, Federmeccanica siglò ben due volte accordi separati sui metalmeccanici. Ma un accordo separato su una riforma strutturale come quella degli assetti contrattuali sarebbe un discorso ben diverso. Ecco perché lo sblocco su Alitalia potrebbe avere benefiche ricadute sull’altra partita dei contratti. Epifani non vuole adesso nessuno scontro con la sua base. Di questo se ne occuperà la Camusso semmai. Nonostante le smentite alle europee Epifani potrebbe scendere nelle fila del Pd.

Anonimo ha detto...

Il Boss della Cgil Campania si finge scandalizzato per il comportamento di un imprenditore di Salerno che avrebbe mandato a fare in culo la Filcem salernitana...Abbiamo avuto notizie riservate...sappiamo perchè...la Filcem da tempo, usando la tensione ed i lavoratori, pretendeva ben altro(capisc a me).
Il Boss si scandalizza. Ma non è lo stesso Boss che ha licenziato o costretto alcuni dipendenti Cgil ad andare via?
Caro Boss, perchè non chiarisci qualcosina sulla vicenda del vertenziere della Cgil di Giugliano arrestato insieme ai suoi amici-imprenditori?
Lo ha lasciato a casa con tanto di stipendio?
Buffone!!

Anonimo ha detto...

Domani la Cgil Campania ha indetto una conferenza Stampa.
Ragazzi, il Boss Michele Gravano vuole tornare alla ribalta.
I giornalisti devono sapere cosa accade nella Cgil Campania, cosa è avvenuto negli ultimi anni. Un sindacato che si finge "tutore dei diritti" ma nei fatti si comporta peggio di un caporale.

Anonimo ha detto...

Nei giorni scorsi Confindustria ha presentato il documento per "riformare" la contrattazione collettiva, con cui non solo ridimensionare il contratto collettivo nazionale, ma anche rovesciare l'intero sistema delle relazioni sindacali e abbattere il potere di acquisto delle retribuzioni e quello di contrattazione sindacale.
Ecco punti significativi del documento



1) Il centro della contrattazione si sposterebbe dal livello nazionale (che garantirebbe solo i minimi tabellari, con aumenti sempre più aldisotto dell'inflazione reale) a quello decentrato, praticabile solo in una minoranza di aziende. Cadrebbero, così, alcune, anche se inadeguate, tutele salariali riguardanti la totalità dei lavoratori e si spianerebbe la strada a forti differenziazioni salariali tra azienda e azienda, tra provincia e provincia, tra regione e regione, coi lavoratori che finirebbero divisi e contrapposti tra loro.



Per guadagnare consenso, Confindustria e Cisl e Uil nascondono molte verità, per esempio:

nel settore privato al 75% delle imprese sarebbe di fatto preclusa la contrattazione integrativa per inesistenza di organizzazione sindacale e, quindi, un contratto nazionale più debole penalizzerebbe ancora di più questi lavoratori, che sono la maggioranza;
nel settore pubblico, dopo i rilevanti tagli alla contrattazione di secondo livello stabiliti dalla manovra governativa d'estate, lo spostamento di risorse dal livello nazionale a quello decentrato comporterà che alla stragrande maggioranza dei lavoratori saranno riservate retribuzioni sempre più basse, mentre una esigua minoranza percepirà, più o meno, quanto già percepisce oggi.


2) La già truffaldina "inflazione programmata", su cui adesso si basa il recupero salariale, verrebbe sostituita con un altro indice di calcolo (definito "previsionale depurato") ancora più truffaldino, poiché non tiene conto di alcuni fattori inflazionistici importanti, come gli aumenti dei prezzi del petrolio e delle materie prime. Insomma, con l'inflazione reale che supera il 4%, Confindustria propone un sistema di recupero del potere di acquisto delle retribuzioni intorno al 2%, che non coprirebbe nemmeno la metà degli aumenti dei prezzi.



3) Se fino a oggi ogni due anni si rinnovava la parte economica dei contratti, i rinnovi contrattuali diventerebbero triennali, con ulteriori perdite salariali.



4) Vi sarebbe la possibilità di peggiorare a livello decentrato tutta una serie di parti retributive e normative stabilite nazionalmente.



5) In occasione delle vertenze contrattuali si avrebbe una fase lunga sette mesi di congelamento del diritto di sciopero: in questo modo non avremmo più alcuno strumento per ottenere migliori contratti e tutele dei nostri diritti (e questa la chiamano "democrazia sindacale"!).



6) I contratti sarebbero ridotti drasticamente di numero, con accorpamento di tante categorie, che servirebbe non a rafforzarle, ma a privarle della loro autonomia contrattuale e della forza per tutelarsi.



7) Imprese e Cgil, Cisl, Uil costituirebbero Enti cosiddetti "bilaterali" per gestire tutte le vicende del rapporto di lavoro: così, questi sindacati cesserebbero definitivamente di svolgere il ruolo di tutela dei lavoratori, per far parte di una specie di comitato d'affari diretto dalle aziende

Anonimo ha detto...

(Da Repubblica edizione di Genova del 16 Settembre scorso)


Pensioni d'amianto, sospetti infiniti
Ispettori Inail in azione, altre centro pratiche nel mirino. Gli inquirenti convinti che a operare fosse una rete clientelare di cui facevano parte anche dirigenti e sindacalisti
(di Massimo Calandri
e Marco Preve)


Le cartelle di altre cento pensioni sospette sono state inviate in procura, nei primi giorni di settembre, dagli ispettori romani dell´Inail che assieme ai finanzieri genovesi stanno passando al setaccio i fascicoli degli ex lavoratori ai quali sono stati riconosciuti i cosiddetti benefici (un bonus economico), previsti dalla legge per chi ha operato in ambienti contaminati dall´amianto.

Con questi ultimi cento casi il numero complessivo di pensionati nel mirino degli inquirenti sfiora quota mille. Una cifra che, qualora dovesse essere confermata nelle successive indagini, non potrà che avvalorare una delle tesi accusatorie, e cioè che i benefici illegittimi non erano soltanto concessi grazie a occasionali conoscenze personali, bensì erano frutto di un vero e proprio sistema che garantiva potere e controllo a vari soggetti.

Non è un caso, infatti, che tra i molti indagati dell´inchiesta coordinata dai pm Luca Scorza Azzarà e Vittorio Ranieri Miniati vi siano dirigenti o ex dirigenti dell´Inail, funzionari pubblici, e anche sindacalisti. Una rete clientelare che, è l´ipotesi accusatoria, avrebbe approfittato di una legge che dopo decenni concedeva finalmente un giusto risarcimento economico a migliaia di lavoratori che avevano rischiato di perdere la vita (e molti l´hanno persa o l´hanno vista drammaticamente peggiorata) a causa dell´amianto e del mesotelioma. Le cento pratiche inviate in procura potrebbero rappresentare la chiusura degli accertamenti sul fronte di Ansaldo Energia. L´azienda genovese rappresenta uno dei filoni principali delle indagini affidate ai poliziotti del commissariato di San Fruttuoso e ai finanzieri del nucleo di polizia tributaria.

I dubbi si sono concentrati in particolare sui benefici concessi a gruppi di lavoratori che prestavano servizi in reparti non a contatto con l´amianto. I sindacalisti hanno però spiegato che si trattava di operai distaccati per lunghissimi periodi presso centrali elettriche nelle quali, invece, l´amianto sarebbe stato presente. Ad aprile erano state ottocento le cartelle fatte sequestrare dalla procura. I magistrati al momento contestano i reati di corruzione, truffa ai danni dello Stato e falso. Tra i primi a finire nel mirino degli inquirenti era stato Pietro Pastorino, per cinque anni direttore dell´Inail genovese. E´ stato indagato anche il suo successore, Enrico Lanzone, che ai pubblici ministeri aveva spiegato di essersi trovato a gestire una situazione già compromessa.

Sono stati convocati in tribunale anche i funzionari del Contarp, organismo dell´ente previdenziale composto da giovani tecnici che si occupano dell´accertamento del "rischio" nell´iter di trattazione delle denunce di malattia professionale. Erano loro malgrado conniventi, insistono gli investigatori. Nel registro degli indagati è finito anche un funzionario della questura, che avrebbe fornito informazioni riservate sul "caso" ad un conoscente coinvolto.

Infine, ed è questo il risvolto che potrebbe riservare le sorprese più imbarazzanti, sono saltati fuori i nomi di due politici premiati dalla passata tornata elettorale. E così tra le ipotesi formulate dai pm è arrivata anche quella del voto di scambio. Parallela a quella penale, si sta intanto chiudendo anche l´indagine per danno erariale della procura della Corte dei Conti che si è occupata delle "riclassificazioni" Inail, ovvero del livello di pericolosità delle aziende e dei rispettivi contributi che vanno versati a garanzia dei lavoratori.

Anonimo ha detto...

Ragazzi, leggete l'interessante intervista concessa dal Sindaco di Salerno pubblicata oggi dal Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno
----------------
De Luca: «A Napoli si fanno solo chiacchiere»


Scritto da Simona Brandolini da il Corriere del Mezzogiorno, 26-09-2008 06:47






Centralismo democratico in salsa liberal-gobettiana. È questa la ricetta segreta del longevo Enzo De Luca. Che vive, nella repubblica autonoma di Salerno, felicemente il suo terzo mandato da sindaco.
Che poi è riduttivo chiamarlo così: un terzo sceriffo, un terzo re, un terzo uomo del popolo. Il fenomeno De Luca a Salerno dovrebbe essere studiato quanto e come quello della Lega al Nord. Feticci (i manganelli e San Matteo), populismo e innovazione vanno a braccetto lungo via Roma fino al fascistissimo municipio dove, regno deluchiano, campeggiano mosaici tricolore con la scritta Spqs e un salone dei marmi che manco il Museo nazionale. Con gli occhi napoletani Salerno fa venire l'orticaria. Tempo qualche mese e scompariranno pure i cassonetti per i rifiuti. E la chiamavano emergenza. Un assaggio è proprio davanti al portone principale di Palazzo di città: dove si notano appena quattro «bocche» metalliche (in acciaio très chic). I sacchi gettati nelle bocche finiscono sotto terra. Si risparmia spazio, ne acquista l'estetica, ci guadagna il Comune con qualche posto auto in più. Facile no? Nel porto ci sono le navi da crociera Msc, che vomitano svedesi, americani e tedeschi. La società ha scelto Salerno come base strategica «perché la città è tranquilla», orgoglio deluchiano. A Cupa Siglia, dalla parte opposta, al confine con Pontecagnano, sorgerà il termovalorizzatore salernitano. In attesa dell'apertura delle buste che decreteranno il vincitore della gara, il Comune sta costruendo le strade di accesso. «Questo è il modello Salerno», comincia il sindaco. Che su un argomento è assai refrattario: Regione, bassolinismo e chi più ne ha più ne metta. Ma alla fine qualcosa dirà.
L'assessore Cascetta ha detto: «Nel Sud manca la politica dei risultati ». È d'accordo?
«Nel Sud forse, a Salerno no. Perché noi ci proponiamo da sempre per quello che facciamo, non per quello che diciamo. Ogni anno appaltiamo 230 opere, che stanno cambiando il volto della città».
Per esempio?
«Siamo partiti dal piano regolatore affidato all'architetto Bohigas. L'anno prossimo chiuderemo un blocco straordinario di opere: la stazione marittima di Zaha Hadid, un gioiello. Poi sarà la volta della parte strutturale della cittadella giudiziaria di Chipperfield, e ancora il palazzetto dello sport di Scarpa. Partirà la realizzazione del nuovo porto turistico Marina di Arechi firmato da Calatrava, che realizzerà anche il waterfront. E piazza della Libertà disegnata da Bofill e infine i lavori di Nouvel nell'ex pastificio Amato e a Fratte il centro direzionale di Fuksas».
Con quali risorse verranno realizzate queste opere?
«Le risorse derivano da una gestione francescana del Comune. Non c'è un consulente, io li chiamo parassiti, si discute anche il contributo di duemila euro alla parrocchia. Ingenti fondi poi derivano dalla Bucalossi (legge per l'edificabilità dei suoli, ndr) e abbiamo importanti programmi di recupero dell'evasione. Grazie a un solo software possiamo sapere in tempo reale se un cittadino paga le tasse comunali oppure no».
Il modello Salerno dunque punta su una macchina amministrativa efficiente. Quanto tempo c'è voluto per organizzarla?
«Dal punto di vista filosofico ventiquattro ore. Appena eletto, dalla sera alla mattina, ho fatto ruotare tutti i dirigenti che hanno il brutto vizio di pensare che governino loro, perché la politica passa. Io gli ho fatto capire chi comandava. E devo dire che si sono adeguati tutti. Anche perché abbiamo un sistema di incentivi notevole».
Di solito si dice che una città media, come Salerno, non può essere paragonata a una metropoli, come Napoli. È d'accordo?
«Un alibi tanto idiota, quanto immotivato. Sa quante risorse arrivano a Napoli per ogni abitante? Più che a Roma. Eppure resta l'unica città al mondo dove è impossibile dare un appuntamento: non sai mai a che ora arriverai. Sono alibi che servono per non fare nulla».
Ma lei conosce i problemi di Napoli?
«I cortei dei disoccupati? A Salerno gli abbiamo tirato calci nei denti. Non può esistere alcuna corsia preferenziale. Rispettiamo chi studia, non chi rompe le scatole. Certo qualche volta abbiamo rischiato anche fisicamente. Ma poi la storia è finita. Vogliamo parlare dei senzatetto?».
Parliamone.
«Abbiamo fatto indagini patrimoniali sui comitati. Abbiamo scoperto che molti avevano non una, ma due case. È un problema politico se Napoli è com'è. Con questo non dico che il mio modello è l'unico valido, rivendico solo il mio lavoro nei confronti degli amici napoletani. Il bilancio di una città non c'entra con le sue dimensioni: lo puoi approvare a dicembre come facciamo noi o a giugno come fanno a Napoli. Questione di stile di governo».
Lei come si definisce politicamente?
«Liberale-gobettiano».
Scusi che ci faceva nel Pci prima e cosa ci fa nel Pd ora?
«Grazie a Gobetti ho conosciuto Gramsci. Ma il Pci non c'entra nulla con il Pd. Il centralismo democratico è stato riscoperto alla grande solo da Berlusconi».
E il Pd cos'è per lei? Un partito in difficoltà?
«La situazione è creativa e originale. Rischiamo di avere le correnti e non un partito. Veltroni deve essere sostenuto nel suo sforzo di innovazione ».
Ma non era dalemiano?
( Glissa sull'argomento) «All'inizio ero preoccupato per i toni propagandistici del Pd nei confronti del governo. Ma ora credo che bisogna sostenere la sfida di trasformare il sistema politico italiano e per me concludere la lunga storia del trasformismo di questo Paese».
Sostiene anche la classe dirigente del partito? Tutta? Anche la campana?
«Il Pd se vuole accettare questa sfida deve operare una svolta radicale nei suoi gruppi dirigenti. Anime morte. La grandezza della Dc e del Pci stava nel radicamento sui territori. Ora i dirigenti di partito non rappresentano neanche il loro sospiro, l'unica qualità che hanno è che sanno fare pubbliche relazioni. Occorre gente che viene dalla terra».
Il Pd ha anche un problema di alleanze: da solo non vince. Per lei dovrebbe sfondare al centro o a sinistra?
«Per me deve sfondare al centro, a sinistra e a destra se si vuole vincere. Ci si gioca un futuro solo sulla credibilità dei gruppi dirigenti. E in Campania abbiamo prodotto solo statisti, non buoni amministratori».
L'analisi di Isaia Sales ha riaperto il dibattito sui limiti del quindicennio bassoliniano...
« Ma perché questi dibattiti non li lasciamo agli amici napoletani, agli opinion makers il cui orizzonte mentale spazia da Bagnoli a Ponticelli? Questo ceto intellettuale che critica quello politico ma si parla addosso allo stesso modo. Io lavoro».
Parlare del passato significa guardare alla futura leadership regionale, non le interessa?
«Ah certo, la Regione intesa come l'area con sei milioni di abitanti e mille problemi certo che mi interessa e farò prevalere le mie ragioni. Ma per il resto io mi godo il sonno del giusto, consapevole che più sei coglione più fai carriera nei nostri partiti. Io nel 2000 avevo detto che c'era un'emergenza rifiuti ed era necessario l'intervento della protezione civile e dell'esercito. Nel 2000, ok? Nel 2004 ho detto la mia sulla Regione».
Lei all'epoca chiamò la classe dirigente regionale «maggiordomi». Parlò «di elementi di incongruenza» nella gestione della sanità. Per quanto riguarda i fondi europei affermò che dovevano essere «concentrati e non dispersi» e infine disse: «Dobbiamo avere la forza di essere opposizione a noi stessi». A quattro anni di distanza conferma tutto?
«Confermo tutto. Avevate dubbi?».



I CADUTI SUL LAVORO..