lunedì 3 marzo 2008

VELTRONI, DE MITA E BASSOLINO - Il rinnovamento in Campania

GUARDATE QUESTO VIDEO..
Eloquenti vicende di presunto rinnovamento all'interno del Partito Democratico della Campania in questi ultimi giorni, davanti alla vicende di quelli che sono ormai divenuti due veri e proprio simboli in negativo della politica locale, Ciriaco De Mita ed Antonio Bassolino.
Walter Veltroni prima esclude dalle liste per le politiche Ciriaco De Mita, facendo di ciò davanti alle telecamere un simbolo del suo rinnovamento, ma poi, davanti alla dichiarata uscita dal partito del potente boss, ne candida quale capolista in Campania la giovane pupilla Pina Picerno, con l'intento si di dare un'immagine di "rinnovamento", MA ANCHE di non perdere i preziosi voti del vecchio zio Ciriaco.
Nel fare ciò, il buon Walter dimentica e vuole far dimenticare che si tratta di quella stessa Pina Piperno contro la quale si erano scagliati nel Marzo 2005 i giovani della Margherita, quando se la erano vista imporre quale presidente della loro assemblea a seguito dei soliti giochi politici di lunga tradizione (vedi Repubblica-cronaca di Napoli, 6 marzo 2005).
Tutto ciò nel pieno sconcerto di tutti coloro che nel Partito Democratico campano avevano pensato di trovarsi davanti ad un reale elemento di innovazione, e che si ritrovano oggi come capolista in Campania proprio una delle più strette collaboratrici di De Mita, aderente a quella sua corrente su cui si propone una lucidissima analisi del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, anche lui del Partito Democratico.
Altro caso del tutto dissonante con i dichiarati intenti di rinnovamento dell'ex sindaco di Roma è quello del presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, che, pur rinviato a giudizio con gravissime accuse dal GIP dopo ben oltre sei mesi di esame della richiesta presentata dalla Procura di Napoli (richiesta certo ben ponderata !), si puntella alla sua poltrona, e rifiuta ancora una volta di dare doverose dimissioni, con il dichiarato intento di "portare avanti le scelte" e soprattutto non perdere il controllo sulla ripartizione dei fondi europei (Dichiarazione al TG2 del 1-3-2008: "portare avanti le scelte sulle risorse europee").
Davanti a questo altro evidente segno di "rinnovamento" Veltroni non trova di meglio che affidarsi "alla coscienza individuale di Bassolino", a cui testimonia "stima ed amicizia" (TG2 1-3-2008)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

RIFIUTI: RUSSO SPENA, INCREDIBILE FACCIA TOSTA BASSOLINO PD SCARICA RESPONSABILITA' SU AMBIENTALISTI Roma, 3 mar. (Adnkronos) - ''La faccia tosta di Bassolino e' incredibile. Sul 'Corriere' di ieri, pur senza farne lui il nome, attacca frontalmente il presidente della commissione ambiente al Senato, Tommaso Sodano, additandolo come uno dei responsabili dell'emergenza rifiuti in Campania. Immagino semplicemente che Bassolino sia furioso perche' proprio Sodano firmo' l'esposto da cui e' nata l'inchiesta che ha condotto al suo rinvio a giudizio". Lo afferma Giovanni Russo Spena di Sinistra Arcobaleno. "L'intero Pd -sottolinea il capogruppo di Rifondazione comunista al Senato- cerca di scaricare sugli ambientalisti l'emergenza. Quindi i colpevoli per Bassolino sono coloro che hanno perseguito il rispetto della legalita', come ha sempre fatto Sodano. Le persone e i politici coerenti, che, come Sodano, hanno chiesto per anni un piano rifiuti regionale, hanno chiesto che si partisse con la raccolta differenziata in modo serio. Lui, Bassolino, naturalmente non c'entra niente con l'immondizia nelle strade campane". (Pol-Leb/Col/Adnkronos) 03-MAR-08 14:01

Anonimo ha detto...

RIFIUTI: SONDAGGIO 'SKY TG24', IL 91% CHIEDE DIMISSIONI DI BASSOLINO SOLO IL 9% DIFENDE IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA Roma, 3 mar. (Adnkronos) - Antonio Bassolino deve dimettersi: lo sostiene il 91% dei partecipanti al sondaggio quotidiano di 'Sky Tg24' dopo il rinvio a giudizio del governatore della Campania, nell'ambito dell'inchiesta sui rifiuti. Al contrario, il 9% dei votanti non ritiene necessarie le sue dimissioni. Il canale all news diretto da Emilio Carelli attraverso il servizio active, il sito www.skytg24.it e gli sms, consente quotidianamente di dare la propria opinione su una fra le principali notizie del giorno. "I sondaggi -precisano a 'Sky Tg24'- non hanno alcun valore statistico, in quanto rilevazioni aperte a tutti e non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di dare la possibilita' di esprimersi sui temi di attualita'". (Sin/Col/Adnkronos) 03-MAR-08 13:57

Anonimo ha detto...

RIFIUTI: SINISTRA ARCOBALENO CONTRO PRODI E BASSOLINO (ASCA) - Napoli, 3 mar - La sinistra Arcobaleno continua la sua battaglia contro l'esecutivo nazionale e quello campano per l'emergenza rifiuti. A farlo sono esponenti nazionali, seppur napoletani, della nuova compagine politica che correra' da sola alle elezioni di aprile. Il primo a parlare oggi e' il senatore Tommaso Sodano con pesanti critiche a Prodi: ''Per superare l'emergenza rifiuti in Campania - spiega il presidente della commissione ambiente - un'ordinanza di Prodi stabilisce che nell'inceneritore di Acerra potranno essere bruciate le ecoballe attualmente prodotte negli impianti di Cdr, che non sono a norma. E' gravissimo''. Di qui la richiesta ''ai cosidetti ambientalisti del Pd e allo stesso Veltroni, che si presenta come l'alfiere dell'ambientalismo del si, se le popolazioni devono dire di si' anche a questa ultima imposizione: bruciando quelle ecoballe, in deroga alla legge, tutti i composti nocivi aumenteranno compromettendo le acque, il suolo, l'aria che la gente respira. Tutto cio'- conclude Sodano - viene contrabbandato come misura per risolvere l'emergenza, esattamente come la concessione dei Cip6 all'inceneritore, anche quello in deroga alla legge''. Di altro tenore il messaggio di Giovanni Russo Spena che attacca il governatore della Campania (che sabato ha annunciato di non volersi dimettere, di ''non disertare abbandonando Napoli e la Campania''): ''La faccia tosta di Bassolino e' incredibile. Sul Corriere di ieri, pur senza farne lui il nome, attacca frontalmente il presidente della commissione ambiente al Senato, Tommaso Sodano, additandolo come uno dei responsabili dell'emergenza rifiuti in Campania. Immagino semplicemente che Bassolino sia furioso perche' proprio Sodano firmo' l'esposto da cui e' nata l'inchiesta che ha condotto al suo rinvio a giudizio''. Sabato Bassolino aveva ricordato, parlando co i giornalisti, di aver dovuto combattere contro il ''partito del 'no'' e lanciato un affondo ricordando ''dove sono ora i signori del 'no''? forse qualcuno si fa scudo dell'immunita' parlamentare'?''. ''L'intero Pd cerca di scaricare sugli ambientalisti l'emergenza - e' la considerazione che fa Russo Spena - Quindi i colpevoli per Bassolino sono coloro che hanno perseguito il rispetto della legalita', come ha sempre fatto Sodano. Le persone e i politici coerenti, che, come Sodano, hanno chiesto per anni un piano rifiuti regionale, hanno chiesto che si partisse con la raccolta differenziata in modo serio. Lui, Bassolino, naturalmente non c'entra niente con l'immondizia nelle strade campane''.

Anonimo ha detto...

IL BASSOLINISMO? FA RIMA CON FAMILISMO E NEPOTISMO!! UNA PROVA? LA CGIL CAMPANIA, LA FILLEA CGIL DI NAPOLI E CASERTA.
PROVATE A LEGGERE LA NOTIZIA PUBBLICATA SUL "MATTINO" EDIZIONE DI CASERTA. ROSSELLA BORRELLI FIGLIA DI GIORGIO BORRELLI (BASSOLINIANO, ATTUALE COMPONENTE DELLA SEGRETERIA DELLA CGIL DI CASERTA ED EX SEGR.GENERALE DELLA FILLEA CASERTANA) DOPO ESSERE STATA SISTEMATA IN UN ENTE BILATERALE(COMITATO ANTINFORTUNISTICO)INSIEME AL GENERO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA FILLEA DI NAPOLI GIOVANNI SANNINO(BASSOLINIANO ED EX AUTISTA DEL GOVERNATORE) ED AI FIGLI DI PETRUZZIELLO( BASSOLINIANO SEGR.REG.FILLEA),CIRO NAPPO(BASSOLINIANOPROSSIMO SEG.GENERALE FILLEA NAPOLI), CAROTENUTO(NEOBASSOLINIANO COMP.SEGRETERIA FILLEA NAPOLI), LA ROSSELLA BORRELLI DICEVAMO E' DIVENTATA RESPONSABILE DELLO SPORTELLO FILLEA DONNA....
CARO ANDREA RIGHI, CARO FRANCO MARTINI, LA VOSTRA STRAFOTTENZA NON HA LIMITI. BENE. ADESSO CE NE FOTTIAMO UN C...O DEL SENSO DELL'ORGANIZZAZIONE!!!ADESSO CADE SANSONE CON TUTTI I FILISTEI!!!!!!
NON CI CREDETE? A NOI FA COMODO LA VOSTRA ARROGANZA E PRESUNZIONE... SARETE SORPRESI NEI PROSSIMI GIORNI...
---------------
ARTICOLO DE IL MATTINO EDIZIONE DI CASERTA..
-----------------------------------
27/02/2008
Chiudi
PARI OPPORTUNITÀ
Cgil: quote rosa pure tra gli edili C’è Filleadonna



Nel programma di riorganizzazione della Cgil non ci saranno più differenze discriminatorie nel sistema di rappresentanza tra lavoratori e lavoratrici. Finora è stata costante la crescita della componente femminile nel sindacato di via Verdi, ma le quote rosa della Cgil sono destinate ad aumentare finanche in un settore, come quello dell'edilizia, a prevalenza di manodopera maschile. Per raggiungere un obiettivo cosi importante (per adesso le iscritte al sindacato delle costruzioni sono soltanto 50, a fronte di 4279 tesserati) ieri è stato dato il via al progetto fillea@donna quale luogo di elaborazione e di proposta da privilegiare attraverso la via informatica. L'inaugurazione del sito è avvenuta nel corso della Conferenza organizzativa degli edili, promossa presso l'Hotel Europa, su iniziativa del nuovo segretario provinciale Mario Martucci. «È una forma di autoregolamentazione - così ha detto in premessa - dalle caratteristiche originali e che consente a tante donne di mettere in rete le loro potenzialità sotto forma di intelligenza e soprattutto di capacità di farsi valere anche sul terreno della contrattazione». Finora il maggior impegno delle iscritte era stato esplicato nelle aziende e nei cosiddetti impianti fissi. Con il nuovo progetto informatico sarà possibile garantire un ruolo più incisivo anche su altre realtà produttive, come le industrie del legno e le attività di restauro. Ma l'obiettivo più qualificante resta quello di assicurare una più consistente presenza sui cantieri, soprattutto nella scelta delle Rls, le rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza. Rossella Borrelli, al momento, è l'unica esponente del gentil sesso a svolgere questo incarico. «Non si può nascondere che le difficoltà ci sono - ha ammesso ieri al termine dell'assemblea - tuttavia siamo convinte che con la nuova email si potranno ottenere i miglior contributi, oltre ad effettuare un notevole salto culturale all'interno della confederazione». en. mul.

2 marzo 2008 22.37

Anonimo ha detto...

Leggete cosa scrive "Il Sole 24 Ore"(il quotidiano della Confindustria)su Veltroni e Bassolino...
-----------
Il caso Bassolino frena la rimonta di Veltroni
di Guido Compagna

La "moral suasion" di Walter Veltroni verso Antonio Bassolino, con l'appello alla sua «coscienza civile» affinchè facesse «la scelta giusta» dopo il rinvio a giudizio per il caso rifiuti di Napoli, non ha sortito gli effetti desiderati. Il Governatore della Campania ha deciso di non dimettersi e restare al suo posto, perchè, se no, la sua sarebbe stata «una diserzione».

Certo un rinvio a giudizio non è una condanna, e ha le sue ragioni anche Massimo D'Alema, quando dice che «è eticamente inacettabile questo scarico di responsabilità su un solo uomo». Ma la sostanza politica non cambia: Bassolino ha deciso (legittimamente) di restare al suo posto, e ne pagano le conseguenze, in termini di consenso elettorale, il Partito democratico e Veltroni. Infatti c'è da chiedersi fino a che punto è credibile il rinnovamento, sul quale si impernia, la brillante campagna elettorale del Pd, se poi l'uomo simbolo del caso della "monnezza" di Napoli resta al suo posto?

Davvero basta candidare come capolista la giovane Pina Picierno e mettere (in ossequio alle regole) Ciriaco De Mita fuori della lista per dimostrare che il rinnovamento non si realizza soltanto a parole? Probabilmente no. La presenza di Bassolino, al di là delle responsabilità penali che dovranno essere accertate in altra sede, pesa ormai come un macigno sulla campagna elettorale di Veltroni. Non è un caso che l'argomento sia stato al centro degli ultimi comizi di Berlusconi e di Fini.

E il prezzo politico-elettorale il Pd non lo paga soltanto in Campania e al Sud, ma soprattutto al Nord: dove l'effetto Bassolino rischia di neutralizzare l'accoglienza più che positiva che nell'opinione pubblica hanno avuto le candidature di Matteo Colaninno e Massimo Calearo. E questo è un problema in più per la rimonta nella quale Veltroni è impegnato e alla quale comincia ormai a credere.


3 marzo 2008

Anonimo ha detto...

BASSOLINO:SE CROLLO IO CROLLA TUTTO
("Il Giornale" del 3 Marzo 2003)


Roma - Dopo l’ultima litigata telefonica con Walter, ’o governatore non vuole sentire più nessuno. Ha tagliato i fili, eccezion fatta per l’amico Massimo (D’Alema). «Devi fargli capire che se mi mollano, sono guai per tutti. Crollo io, crolla il mondo». Tramite il neo-assessore regionale Claudio Velardi, tramite il ragionevole alter-ego veltroniano Goffredo Bettini, così il presidente della regione Campania manovra per la personale resistenza. Si sente in guerra, vuole «combatterla a testa alta». Disertare è il verbo usato da Antonio Bassolino, che non ci sta a concludere nella munnezza un quindicennio sugli altari.

Nulla è escluso, neppure di poterci ripensare, «ma il come e il quando lo decido io, a buriana passata». A vuoto le pressioni dello stato maggiore del Pd, che ancora ieri con Fassino gli ha chiesto esplicitamente un «segnale di responsabilità». Ma il governatore da quest’orecchio non ci sente e non teme di seppellire sotto la sua montagna di rifiuti l’intera campagna elettorale del Pd. «Stiamo per fare la più grande rimonta della storia», ha esagerato ieri Veltroni. Slogan che, visto il braccio di ferro in corso, rischia di suonare piuttosto come un’arrampicata sulla montagna di rifiuti.

Il Viceré in disarmo, intanto, tenta l’arrocco: scaricare su tutti le responsabilità significa sollevarsi dalle sue. Il suo atteggiamento irremovibile, che nel Pd può contare ormai soltanto su una fragile sponda dalemiana, ha fruttato ieri qualche tentativo di ammorbidimento dei toni. Bettini ha provato a sostenere le (irragionevoli) ragioni del governatore. Prima una sfilza di complimenti personali: «Rispetto la sua decisione di rimanere e metto la mano sul fuoco sulla moralità di Bassolino come persona. Lo conosco da anni: un tempo si sarebbe detto che è uno splendido compagno di lotta...». Poi l’insostenibile tesi fatta propria dal luogotenente di Veltroni: «Tutti i partiti che la sostengono sono responsabili di quella giunta. C’è una coalizione, se Bertinotti pensa che si debba andare alle urne, leva l’appoggio a Bassolino e il discorso è chiuso. Perché dev’essere il Pd a decidere?». Lunga la lista dei correi: dalle giunte di destra e sinistra ai commissari succedutisi negli anni, al «comportamento di ministri come Pecoraro che hanno reso più complicata la soluzione dei problemiMa stavolta, con il governatore sotto processo, ha avuto facile gioco la Sinistra Arcobaleno a difendere il ministro dell’Ambiente. «Il veleno che il Pd cerca di spargere in questa campagna elettorale è insopportabile - ha reagito Giovanni Russo Spena -. Cercano di scaricare le colpe della situazione rifiuti sugli ambientalisti per coprire Bassolino che non si vuole dimettere...». «Bettini ha superato il limite della decenza», si è ribellato Angelo Bonelli. «Dichiarazioni ignobili», ha rincarato la dose Manuela Palermi. E il senatore Tommaso Sodano, che con le sue denunce ha aperto il coperchio dell’inefficienza bassoliniana, ha giudicato «gravissimo» che Bassolino si ostini a non fare alcuna autocritica e che Bettini cerchi di coprirlo attaccando Pecoraro Scanio, «che è stato in carica per appena 18 mesi e non aveva responsabilità di governo quando furono prese le decisioni cruciali». Il bassolinismo in Campania, ha concluso, «è finito non solo per l’emergenza rifiuti, ma per l’intera gestione del potere».

D’altronde che il «ciclo sia finito» e che occorra «andare rapidamente alle elezioni» è la tesi ribadita ancora ieri dal candidato premier della Sa, Fausto Bertinotti. Richiesta oramai diventato coro assordante da parte del centrodestra e non solo. «Per primi nell’Unione abbiamo chiesto le dimissioni di Bassolino, per quello che ha fatto e soprattutto per quello che non ha fatto», ha rivendicato il socialista Enrico Boselli. Primogenitura contesa dal dipietrista Donadi, che insiste a chiedere un «gesto forte di discontinuità». Ma don Antonio da quest’orecchio ancora è totalmente sordo. Resiste resiste resiste, chissà per quanto.

Anonimo ha detto...

BASSOLINO: CARFAGNA, RETROSCENA OSCURI DIETRO SUE PAROLE (ANSA) - NAPOLI, 3 MAR - ''Le parole di Bassolino rivolte a D'Alema e pubblicate oggi su 'Il Giornale', nascondono retroscena poco chiari. Quando Bassolino dice a Massimo D'Alema, 'Devi fargli capire che se mi mollano, sono guai per tutti. Crollo io, crolla il mondo', e' chiaro solo il malessere del Governatore della Campania verso Walter Veltroni''. E' quanto osserva il parlamentare di Fi Mara Carfagna. ''Vorremmo capire da Bassolino, da D'Alema e da Veltroni - sottolinea il deputato di Fi - di quale mondo, di quali guai, di quale crollo parla il Governatore. I cittadini campani ed italiani vogliono sapere cosa c'e' dietro le parole di Bassolino, che giorno dopo giorno sta diventando il problema numero uno per il Pd''. ''Lo sfogo di Bassolino - prosegue la Carfagna - arriva dopo settimane di tensioni all'interno della sinistra e del Pd, che da Roma hanno fatto terra bruciata intorno al governatore. Ha colpito nel segno la nemmeno tanto implicita richiesta di dimissioni rivolta qualche giorno fa da Veltroni a Bassolino. Se a questo aggiungiamo la decisione di Veltroni di non candidare De Mita, alleato di ferro di Bassolino in Campania, di candidare la moglie di Bassolino in Emilia e non in Campania e l'idea di Veltroni di andare da solo al voto, senza la sinistra radicale che in Campania e' da sempre la stampella di salvataggio del Bassolinismo, capiamo tutti i motivi dell'irritazione di Bassolino, che si sente solo, tradito da Roma e dai vertici del Pd''. ''Per questo - conclude Carfagna - gli rinnoviamo la richiesta di compiere uno scatto d'orgoglio: si dimetta. Lo chiedono la maggior parte dei cittadini campani, prima ancora che Veltroni''. (ANSA).

Anonimo ha detto...

RIFIUTI/ SCOTTI: IL PROCESSO A BASSOLINO NON E' POLITICO RIFIUTI/ SCOTTI: IL PROCESSO A BASSOLINO NON E' POLITICO Ha questo risvolto perché riguarda uomini delle istituzioni Napoli, 3 mar. (Apcom) - Il processo che si celebrerà per il governatore della Campania Antonio Bassolino non sarà politico ma "di rilevanza politica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Luigi Scotti, a Napoli. "Bisogna distinguere tra processo politico e processo di rilevanza politica. Nella gran parte dei casi, e il processo in corso rientra fra questi, si tratta di un processo - ha spiegato il Guardasigilli - che ha un risvolto politico perché riguarda anche uomini politici. Molti processi hanno echi politici - ha proseguito Scotti - ma i processi si fanno sulla base delle norme e delle indagini effettuate". Il ministro non ha però voluto sottoporre a giudizio l'operato dei magistrati partenopei anche se come cittadino napoletano avverte "tutta la difficoltà di questa emergenza rifiuti, ma - ha concluso - non valuto le decisioni dei miei colleghi". 03-MAR-08 15:45

Anonimo ha detto...

RIFIUTI: PICCOLI COMUNI, D'ALEMA OFFENDE POPOLO CAMPANO
RIFIUTI: PICCOLI COMUNI, D'ALEMA OFFENDE POPOLO CAMPANO (ANSA) - ROCCHETTA SANT'ANTONIO (FOGGIA), 3 MAR - ''Offensive ed umilianti per il popolo campano le parole del ministro D'Alema in merito alla tragedia dei rifiuti in Campania'': lo afferma il portavoce dei Piccoli Comuni, Virgilio Caivano, commentando le dichiarazioni odierne del ministro degli esteri sulla vicenda dei rifiuti in Campania. ''Le responsabilita' di Prodi e Berlusconi - afferma Caivano - sono mostruose unitamente a quelle di tutta la classe dirigente campana e ci saremmo aspettati anche da D'Alema le giuste conclusioni, soprattutto dopo le sue dichiarazioni, di un suo doveroso abbandono della vita politica italiana, dopo decenni di presenza in Parlamento e responsabilita' politiche a tutti i livelli. Il disastro campano, vergogna italiana nel mondo e' l'emblema della cattiva politica e dell'enorme responsabilita' dell'intero ceto politico italiano sul disagio economico ed insediativo di tutto il Mezzogiorno d'Italia''. ''Il vero rinnovamento - conclude Caivano - avverra' solo quando i vari Berlusconi, Fini, Prodi, D'Alema, Veltroni, Bossi, Maroni, Calderoli, Casini avranno il coraggio ed il senso etico di lasciare finalmente libero il campo. La nostra grande speranza di cambiamento continua ad essere Barack Obama, segno vero di potente innovazione e cambiamento e non di gattopardismo di verghiana memoria''.(ANSA).

Anonimo ha detto...

0 PD/ NEROZZI (CGIL) SCIOGLIE RISERVE, CORRERA' CON VELTRONI PD/ NEROZZI (CGIL) SCIOGLIE RISERVE, CORRERA' CON VELTRONI Dal 2000 è nella segreteria confederale di corso d'Italia Roma, 3 mar. (Apcom) - E' ormai fatta per la candidatura del segretario confederale della Cgil, Paolo Nerozzi, nelle liste del Partito democratico. Secondo quanto si apprende, Nerozzi ha sciolto la riserva accettando l'invito del leader del Pd, Walter Veltroni. Nato a Bologna nel 1949, Nerozzi inizia a lavorare nel 1971 presso il Comune della sua città e nello stesso anno si iscrive alla Cgil, che lo nomina responsabile del consiglio dei delegati dell'ente Regione Emilia Romagna. Nell'81 è eletto segretario generale della Funzione pubblica Cgil dell'Emilia e nell'88 entra nella segreteria confederale. Nel '91 è a Roma come segretario generale aggiunto della Funzione pubblica nazionale, categoria nella quale diventa numero uno dal giugno '94. Viene eletto nella segreteria confederale il 27 gennaio del 2000. Attualmente ricopre in segreteria l'incarico per le politiche di coesione economica e sociale, in particolare del Mezzogiorno, delle riforme istituzionali, del federalismo, dei bilanci regionali. A Nerozzi fanno riferimento anche le politiche giovanili e le politiche di legalità. 03-MAR-08 17:19

Anonimo ha detto...

SdL intercategoriale lunedì 3 marzo 2008
ELEZIONI RSU ALL'IPERCOOP DI LIVORNO:
C'E' QUALCOSA DI NUOVO OGGI NEL SOLE...

Oggi, lunedì 3, e domani, martedì 4 marzo 2008, le lavoratrici e i lavoratori dell’Ipercoop di Livorno potranno finalmente votare per eleggere la propria rappresentanza sindacale unitaria. C’è voluta una sentenza del giudice del lavoro per costringere la Coop a consegnare a SdL Intercategoriale l’elenco dei dipendenti aventi diritto al voto e la messa a disposizione dei locali per le operazioni elettorali. Una vicenda scandalosa, un lavoro di squadra che ha visto la Coop e la Cgil agire in modo “sinergico” per impedire che si arrivasse al voto. Ma in questa vicenda i colpi di scena non finiscono mai e la Cgil, così come Cisl e Uil ma questo fa meno notizia in Coop, decide di non concorrere alle elezioni con una propria lista. Un estremo tentativo ostruzionistico nella speranza che non si raggiunga il 50% + 1 dei partecipanti al voto. Una decisione che offende soprattutto gli iscritti e le iscritte della Cgil oltre che tutti gli altri lavoratori. Una scelta che si commenta da sé e che sta creando sconcerto tra gli stessi aderenti alla Cgil dentro e fuori le mura della Coop.
La ricostruzione di questa vera e propria corsa ad ostacoli è ampiamente documentata sul blog aperto da SdL Intercategoriale dell’Ipercoop di Livorno che vi invitiamo a visitare attraverso il link in fondo a questa pagina.

Un ringraziamento sentito va alle delegate e ai delegati aderenti alla rete28aprile della Cgil di Livorno per la presa di posizione assunta sulla vicenda che pubblichiamo di seguito:
“I lavoratori e le lavoratrici aderenti alla rete 28 Aprile nella Cgil di Livorno ritengono un grave errore la scelta dei dirigenti Cgil di non presentare liste di propri candidati alle elezioni delle Rsu indette all’Ipercoop di Livorno il 3 e 4 marzo prossimi.
Dopo la sentenza che ha condannato per comportamento antisindacale l’azienda, comportamento sostenuto e difeso dalla stessa Cgil insieme a Cisl e Uil, persistere nel tentativo di disconoscere il diritto dei lavoratori ad eleggere i propri rappresentanti è un atto che offende i più elementari processi di democrazia sindacale.
Invitando i dirigenti Cgil a tornare indietro sulla decisione presa e ad attivarsi quando prima per presentare proprie liste e favorire un regolare svolgimento delle elezioni dei rappresentanti sindacali unitari all’Ipercoop di Livorno, ci auguriamo una forte partecipazione il 3 e 4 marzo prossimi e invitiamo tutti i lavoratori a esprimere il proprio voto, fosse anche “simbolicamente” attraverso scheda bianca o nulla”.

Non può mancare infine il nostro ringraziamento agli iscritti e alle iscritte e a tutti i simpatizzanti di SdL Intercategoriale dell’Ipercoop di Livorno per la determinazione, la passione, l’impegno spesi in tutti questi mesi oltre che per la capacità di allargare il consenso intorno a sé. Un’esperienza che più di qualsiasi discorso esprime quello che intendiamo quando parliamo di un nuovo modo di fare sindacato nei luoghi di lavoro, di cosa significhi il nostro voler essere più che un “nuovo” sindacato, un sindacato di tipo nuovo.
Ora tocca alle lavoratrici ed ai lavoratori dell’Ipercoop, tutte e tutti, nessuno escluso, riflettere e decidere il da farsi. C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole … impediamo che si torni alla “normalità”!
Segreteria nazionale - SdL intercategoriale

sdlipercooplivorno.spazioblog.it

Anonimo ha detto...

SdL intercategoriale lunedì 3 marzo 2008
OMICIDI BIANCHI: I MORTI IGNOTI ALLA POLITICA

IL MANIFESTO – 3 marzo
editoriale
OMICIDI BIANCHI, EFFETTI COLLATERALI
Loris Campetti
E' un'eredità contraddittoria quella che lascia il governo Prodi in materia di sicurezza sul lavoro. In campagna elettorale il Pd non mancherà di rivendicare gli interventi positivi del ministro Damiano. L'aumento degli ispettori o l'obbligo di assumere il dipendente il giorno prima dell'inizio del lavoro possono essere annoverati tra le cose buone. Anche il protocollo sulla sicurezza, qualora venisse varato superando le resistenze politiche e confindustriali, potrebbe essere rivendicato per dimostrare che qualcosa di utile è stato fatto. Ed è poco interessante precisare come, sotto l'emozione della strage quotidiana di corpi in fabbrica, in campagna, in cantiere che ha spinto le massime cariche dello stato ad alzare la voce con la politica, sarebbe stato davvero difficile, impresentabile, un impegno minore del governo.
Eppure, questi pur limitati sforzi si sono vaporizzati dentro una politica sociale ed economica che si è mossa nella direzione opposta alla sicurezza del lavoro. Aver cancellato la maggiore fiscalità prevista per il lavoro straordinario dimostra l'incapacità di comprendere quel che tutti dovrebbero sapere e che l'inchiesta della Fiom tra 100 mila metalmeccanici ha suggellato: l'aumento delle ore di lavoro diminuisce la sicurezza, aumentando i rischi di infortuni anche mortali. E dire che questo nesso era già stato dolorosamente svelato dalla cronaca della mattanza alla ThyssenKrupp. Semplicemente il governo Prodi, e peggio ancora chi l'ha preceduto, non voleva conoscere questa elementare verità, o la riteneva (e continua a ritenerla) un effetto collaterale rispetto all'obiettivo prioritario della crescita della produttività. Un'idea della produttività emulata dai diktat padronali che prevede un solo elemento su cui intervenire: l'aumento dell'intensità lavorativa e la flessibilità assoluta dell'orario di lavoro. Non si dice, persino in ambienti sindacali, che per ridare fiato ai salari da tutti ritenuti insopportabilmente bassi, c'è un solo modo: lavorare di più? All'inizio era il modello americano, che negli ultimi anni è dilagato nel vecchio continente, avviando al pensionamento il modello sociale europeo. E in Italia l'emozione per gli omicidi bianchi dura un giorno, per poi lasciare il campo ai teorici della totale detassazione degli straordinari.
Se il lavoro è invisibile, la morte sul lavoro non è così diversa dalla morte di vecchiaia o per incidente automobilistico. Se il lavoro è una variabile dipendente dal profitto, la morte sul lavoro è una tragica fatalità. L'operaio sopravvissuto alla strage va messo in lista per segnalare la «sensibilità» della politica, una politica scritta da altri candidati: gli imprenditori o i giuslavoristi stanchi dei vincoli (diritti) contenuti nello Statuto.
Chi chiede il voto ai lavoratori deve dire con chiarezza da che parte sta. Deve dire se viene prima la produttività a senso unico oppure la vita di chi la realizza.
-----------------------------
IL MANIFESTO – 3 marzo
I morti ignoti, alla politica
Se si calcolano i decessi sul lavoro per malattie professionali si raddoppia il numero delle vittime
Secondo l'avvocato Sergio Bonetto ogni giorno muoiono 8 lavoratori. Si fanno pochissimi processi, Torino rappresenta un'eccezione
Loris Campetti
Sergio Bonetto è tra gli avvocati che da più tempo si occupano della difesa dei lavoratori colpiti da malattie professionali e degli eredi di coloro a cui il lavoro è costato la vita. Il caso più noto è quello della Eternit di Casale Monferrato, su cui il sostituto procuratore Raffaele Guariniello sta per concludere l'inchiesta.
In Italia si parla di oltre 1300 morti sul lavoro l'anno, quattro al giorno, ma da questi terribili conteggi sono esclusi i decessi provocati dalle malattie professionali. Sei in grado di ipotizzarne il numero?
La risposta non è facile. L'Inail non indica i casi di morte in cui la malattia professionale è intervenuta come causa diretta e unica, o come concausa. Le denunce di malattia professionale sono 26.000 l'anno, in maggioranza non mortali. Ma vi sono anche patologie tumorali, respiratorie, silicosi, asbestosi che possono essere causa di morte o di riduzione della durata della vita. I soli mesoteliomi (indotti dall'amianto e sempre fatali) risultano, sulla base dell'apposito registro nazionale (peraltro incompleto), oltre mille l'anno. Circa la metà sono riconosciuti dall'Inail. Sarebbe indispensabile che l'Inail fornisse il numero delle rendite ai superstiti, corrisposte al coniuge, in qualche caso ai figli, qualora il decesso sia stato riconosciuto come collegato all'attività lavorativa. Anche questo dato sottostimerebbe il fenomeno, risultando esclusi tutti i casi in cui non vi è un coniuge superstite, tuttavia sarebbe una prima approssimazione. Oggi l'Inail fornisce solo l'importo di spesa per tali rendite, dato inutilizzabile. Non è azzardato ritenere che i morti da lavoro siano per lo meno il doppio: non quattro ma otto al giorno. Le malattie professionali, praticamente tutte figlie dell'industria, sono quasi sempre prevedibili e tendono a reiterarsi per periodi anche lunghi. Nelle malattie da amianto, la lunga latenza di determinate patologie - conosciute dagli anni Sessanta - ha consentito all'industria di «tirare avanti» con la produzione sino agli anni Novanta, producendo migliaia di casi mortali.
Non è bastato chiudere la Eternit per far cessare le morti da mesotelioma. Si ha un'idea dell'entità del fenomeno?
Ancora oggi, a oltre 20 anni dalla chiusura degli stabilimenti, a Casale Monferrato vi sono 35-40 nuovi casi di mesotelioma ogni anno. E' un «danno collaterale» dell'industria che secondo gli esperti continuerà per i prossimi 20 anni. In Francia la magistratura ha condannato lo Stato per la sua negligenza nell'affrontare questo problema, come ha fatto in riferimento all'uso del sangue infetto. Da noi, invece, questi processi non si fanno.
E i sindacati non hanno una parte di responsabilità?
Non ricordo di aver visto, negli ultimi 15 anni, contrattazione sugli specifici ambienti di lavoro o piattaforme rivendicative che, utilizzando i dati raccolti dai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, pretendano cambiamenti nell'organizzazione del lavoro. Sono state prodotte montagne di accordi sui premi di produzione, straordinari e cassa integrazione, ma della salute dei lavoratori non si parla mai. Ma i Rls funzionano? E' possibile che non rilevino mai preventivamente i problemi e la pericolosità della produzione? O vi è un difetto nella comunicazione tra Rls e sindacati, per cui le esigenze di sicurezza non divengono mai piattaforma rivendicativa? O vi è uno scambio tacito tra imprese e sindacati e la sicurezza viene delegata all'impresa per evitare ripercussioni sul tema concretissimo del salario? Nel nostro sistema legale esiste, per l'imprenditore, l'obbligo di «rendere edotto» ogni lavoratore dei rischi che corre. Bisognerebbe rendere effettivo l'obbligo, oggi largamente evaso. E consegnare al singolo lavoratore uno scritto, aggiornato ogni sei mesi, con l'elenco dei rischi a cui è esposto. E organizzare una formazione obbligatoria sulla sicurezza, almeno di otto ore l'anno, per ogni lavoratore, con la partecipazione dei tecnici previsti all'art. 9 dello Statuto. Se a ogni esposto a rischio cancerogeni fosse stata fornita adeguata informazione scritta, sarebbero morti migliaia di lavoratori in meno. E invece, per tornare all'amianto, non mi risulta che un solo imprenditore, pubblico o privato, abbia mai informato sul rischio-cancro e sull'effetto sinergico tra amianto e fumo di sigaretta nel carcinoma polmonare. I due agenti congiunti moltiplicano per 150 le probabilità di contrarre la patologia. Quanti morti hanno sulla coscienza questi signori? A sentirli in sede processuale, quasi nessuno. In giudizio, quando si celebra, combattono come leoni per dimostrare che il lavoratore, con il «fumo voluttuario», si è creato da solo il problema.
Le responsabilità delle imprese, i ritardi sindacali: e i lavoratori sono senza colpe?
Escluderei che un lavoratore cosciente dei rischi che corre non faccia nulla, a livello rivendicativo e personale per annullare o ridurre tali rischi. Ma tale coscienza manca. I lavoratori non sono messi in condizione di porsi il problema.
E poi c'è la funzione degli organismi pubblici di controllo...
E' assolutamente carente, forse dolosamente. Il responsabile dei controlli che si è recato alla ThyssenKrupp pochi mesi prima della mattanza non era mai entrato in uno stabilimento di laminazione. Le indagini condotte successivamente hanno evidenziato una situazione di grave e generalizzato pericolo, conseguente all'assenza di manutenzione preventiva su grandi impianti fatti funzionare, nell'ultimo anno, da sempre meno lavoratori, spesso non esperti, con orari protratti oltre ogni ragionevole limite. Come se ne sono resi conto i lavoratori, dovevano rendersene conto i responsabili dei controlli.
Inoltre gli ispettori sono pochi.
Se è vero che per controllare tutte le imprese con l'organico attuale ci vorrebbero 30 anni, è anche vero che raramente i controlli portano a contestazioni di violazioni importanti e quindi costose per le imprese. Ne abbiamo un riscontro in sede giudiziaria. Il nostro sistema penale punisce l'imprenditore per omissione o rimozione delle misure di sicurezza, indipendentemente dal fatto che si verifichi l'infortunio o la malattia professionale. Anche in sede giudiziaria torinese, la più sensibile, la grande maggioranza dei procedimenti penali riguarda infortuni e malattie già verificatesi e raramente vi sono procedimenti che anticipino gli eventi mortali o lesivi. Ciò significa che le notizie sulla pericolosità degli ambienti di lavoro tendono a non affluire alla Procura. Vi è una responsabilità, almeno oggettiva, dei soggetti incaricati dei controlli e, in misura minore, dei sindacati. Non sono una leggenda metropolitana i preavvisi alle aziende sulle ispezioni imminenti, o le ispezioni «miopi» sulle inadempienze e i rischi gravi e invece occhiute sull'altezza da terra dei lavandini.
Per non parlare degli ispettori che sono consulenti della stessa azienda da ispezionare.
Agli incaricati delle ispezioni (e ai loro dirigenti) dev'essere vietata qualsiasi attività di consulenza per le imprese. Deve essere introdotto l'obbligo per gli ispettori, con relativa sanzione, di ascoltare sempre e riservatamente i Rls e i lavoratori gli operai degli impianti. I responsabili degli uffici devono controfirmare i verbali ispettivi. Deve essere garantita la competenza professionale degli ispettori. Solo assumendo misure di questo tipo ha un senso parlare di ampliamento degli organici delle strutture ispettive.
Torino è un caso virtuoso. Ma quante sono le Procure impegnate sulla sicurezza?
A vedere le statistiche, l'area torinese sembrerebbe la più pericolosa per chi lavora. Solo qui i processi così spesso affrontano il problema dei cancerogeni; Torino sarebbe al primo posto per le malattie da sforzo ripetuto; solo qui c'è in Procura un gruppo di magistrati specializzati; solo qui si è sentita la necessità di istituire, per i medici che diagnosticano certi tipi di patologie, un obbligo di segnalazione. Perché a Monfalcone, malgrado le centinaia di casi di mesotelioma e altre patologie dell'amianto tra i cantieristi, la Procura non ha mai concluso un'inchiesta? Perché la Procura di Casale ha archiviato per anni le denunce dichiarando l'impossibilità di individuare i responsabili? Perché a Bagnoli, sede di uno stabilimento Eternit, la Procura non si è mai neppure accorta delle malattie professionali e delle morti da amianto? I processi non si fanno, le vittime non vengono risarcite, le imprese risparmiano miliardi e si diffonde quel senso di impunità che, particolarmente tra i ricchi, è oggi in Italia una sorta di status symbol.
--------------------
IL MANIFESTO – 3 marzo
Tutti i numeri
I costi del lavoro
Oltre 1.300 morti sul lavoro ogni anno. Ma all'appello mancano praticamente tutti i deceduti per le malattie professionali che uccidono anche dopo decenni. E' il caso del mesotelioma provocato dall'esposizione all'amianto. A oltre vent'anni dalla chiusura dell'Eternit di Casale ancora oggi vengono registrati 35-40 nuovi casi ogni 12 mesi. Si calcola che questa patologia provochi ogni anno un migliaio di decessi, solo la metà riconosciuti dall'Inail. Secondo le stime dell'avvocato Sergio Bonetto, se venissero calcolati anche i decessi provocati dalle malattie professionali, le morti sul lavoro potrebbero addirittura raddoppiare, da quattro a otto decessi al giorno. Le denunce di malattia professionale sono 26 mila ogni anno, la maggioranza non mortali.

Anonimo ha detto...

41 PD: SANDRO DE FRANCISCIS (SEGR.PROV.) SI DIMETTE PER PROTESTA (AGI) - Roma, 3 mar. - "La Provincia di Caserta non conta, non contano i suoi voti: e' una vergogna". Se ne va, sbattendo la porta per protesta e annunciando le sue dimissioni, il segretario provinciale del Pd casertano, Sandro De Franciscis, per nulla soddisfatto delle liste della circoscrizione Campania 2. De Franciscis, che annuncia che comunque votera' per il Pd, spiega che sono state privilegiati i candidati delle province di Salerno e Benevento, mentre Caserta "ne esce massacrata, sono stati falcidiati i deputati casertani uscenti". Ad esempio, De Franciscis cita la candidatura di Luciana Pedato, segretaria del ministro Fioroni, e l'esclusione dell'ex presidente della Provincia "che aveva avuto il merito di strappare Caserta al centrodestra, ma non e' fregato a nessuno, si sono fatte liste con accordi sotto banco". In lista c'e', per esempio la Camera, al numero 9 Stefano Graziano (ex Udc ai tempi della segreteria di Marco Follini), uno dei due soli rappresentanti del partito casertano in lista. "Al Senato idem", insiste De Franciscis, dove compare al numero 5 della lista Silvio Sircana portavoce di Romano Prodi e al numero 9 Franca Chiaromonte, mentre il giornalista, presentatore della trasmissione 'A sua immagine', Andrea Sarubbi, rappresentante del mondo cattolico, e' candidato al numero 9 nella lista Campania 1. (AGI) Ser/Msc 032108 MAR 08



I CADUTI SUL LAVORO..