mercoledì 5 settembre 2007

BAGNOLI..



Riceviamo e pubblichiamo integralmente un documento pervenutoci da un gruppo di attivisti sindacali del quartiere napoletano di Bagnoli
Nella zona occidentale di Napoli vi erano tre grossi insediamenti industriali, Italsider, Eternit e Cementir, che davano una occupazione stabile a circa 6000 persone con relative famiglie su tutto il territorio flegreo (zona occidentale), garantendo nel contempo uno sviluppo economico e produttivo. A distanza di quasi vent’anni, il quartiere e i territori circostanti, che un tempo trovavano nella fabbrica non solo un’opportunità di lavoro, ma anche un elemento di identificazione socio-culturale, sono divenuti in breve tempo un vero e proprio deserto attraversato da immense distese di degrado urbano, civile ed ambientale, preda della precarietà e della disoccupazione, nonché terreno di conquista della malavita organizzata. Ciò a causa delle scellerate politiche sociali e urbanistiche messe in atto dal centrosinistra bassoliniano, che hanno traformato Bagnoli nella capitale del business “mordi e fuggi”, consegnando di fatto le chiavi di un territorio ricco di potenzialità produttive e unico per il patrimonio e le ricchezze storiche e naturalistiche, nelle mani di affaristi e speculatori senza scrupoli.
Qualche cenno storico
La storia della bonifica di Bagnoli si può far partire dal 1991, anno in cui, con la chiusura del treno di laminazione, termina definitivamente le sue attività l’Italsider. In verità questo è solo l’esito finale di quel lungo processo di dismissione industriale che nel corso del decennio precedente aveva già portato alla chiusura di alcuni dei principali siti produttivi sia nella zona orientale che in quella occidentale (Cementir, Eternit, Federconsorzi, ecc.).Sorgono immediatamente due problemi: da un lato la bonifica dell’area, dall’altro la destinazione d’uso della stessa una volta bonificata.Già nel settembre ’94 il Consiglio comunale approva gli Indirizzi per la Pianificazione Urbanistica, vero e proprio preludio alle successive varianti al Piano Regolatore del 1972. Il 15 Gennaio 1996 viene approvata, dopo un lungo ed aspro confronto in consiglio comunale, la variante per la zona occidentale: essa diverrà operativa solo col decreto del presidente della giunta regionale della Campania n 4741 del 15 Aprile 1998.L’obiettivo della variante è rivolto alla “formazione di un unico, vasto territorio a bassa densità dove attività produttive legate alla ricerca si integrano con molteplici possibilità di ricreazione, di svago, e di cultura…”. Nel 2000, quindi dopo già sei anni di promesse e obbiettivi mancati, viene approvato il PUE (piano urbanistico esecutivo) che si prefigge come obiettivo quello di “ripristinare le straordinarie condizioni ambientali che furono cancellate con la costruzione della grande fabbrica, ma al tempo stesso conservare la memoria del recente passato produttivo, anche per il significato che esso ha avuto nella formazione di una cultura del lavoro per tutta la città di Napoli”. Infine, nel 2001, si costituisce la STU (società di trasformazione urbana) Bagnolifutura, società mista avente come sua finalità “la valorizzazione qualitativa del luogo e la realizzabilità economica dell’intervento di bonifica”.A distanza di più di dieci anni queste dichiarazioni d’intenti sono rimaste lettera morta. In questo interminabile lasso di tempo abbiamo assistito ad un interminabile carosello di promesse, progetti faraonici senza né capo ne coda e proclami trionfalistici da parte delle istituzioni. Paradigmatico è stato il caso della Coppa America di Vela, presentata dall’amministrazione Jervolino come possibile panacea di tutti i mali del territorio, nonché come occasione di rilancio economico dell’Area basato sul rilancio del turismo. Il flop clamoroso di questa e di altre operazioni di “rilancio” (ora è il turno del Forum delle Culture del 2013, ancora una volta presentato dalle amministrazioni locali come la grande opportunità per Bagnoli e per Napoli) non hanno fatto altro che confermare la giustezza delle critiche mosse dalle Assise Cittadine, che da sempre hanno denunciato la pressapochezza e lo spirito di improvvisazione insito nei disegni delle amministrazioni locali.La verità, al di la dei sogni e delle idilliache promesse elargite a piene mani da Comune, Provincia e Regione Campania, è che Bagnoli rappresenta uno dei più clamorosi scandali italiani degli ultimi decenni. Uno scandalo che si rinnova quotidianamente nel più totale silenzio.In questi anni lo Stato Italiano ha elargito migliaia di miliardi di denaro pubblico (261 miliardi già nel “Piano di recupero ambientale” redatto dal CIPE nel 94, a cui vanno aggiunti i 150 miliardi nel triennio 2001-2003, oltre ai finanziamenti a vario titolo e sotto le più svariate forme sopraggiunti negli ultimi anni). E’ di questi giorni la notizia di un’accordo di altri 223 milioni di Euro tra enti locali, Bagnolifutura e Ministero dell’Ambiente per la rimozione della colmata a mare.Dunque, una mole di denaro pubblico a pioggia in nome di un presunto risanamento delle coste per la bonifica delle area dimesse, ma che che finora è servito soltanto a garantire stipendi faraonici ai membri del CdA di BagnoliFutura, o a garantire lauti guadagni a società private o para-pubbliche (come Città della Scienza, vero e proprio bacino di assunzioni clientelari ad uso e consumo dei vertici di DS e Rifondazione Comunista) e alle ditte d’appalto private incaricate dei lavori di bonifica: una bonifica che ad oggi non è stata ancora ultimata, e che probabilmente non lo sarà neanche entro i prossimi cinque anni! Dopo aver privatizzato la gestione di grandi aree pubbliche (dalle spiagge alla Mostra d’Oltremare), il Comune prepara oggi la svendita ai privati dei suoli per l’edilizia commerciale (ancora inquinati!). Dulcis in fundo, lo smantellamento urbanistico stà portando migliaia di bagnolesi ad essere di fatto espulsi dal quartiere: all’edilizia popolare di un tempo va sostituendosi l’edilizia affaristico speculativa, ad uso e consumo dei pescecani delle agenzie immobiliari. L’emergenza-sfratti degli ultimi mesi ne è un ovvio corollario.Tutto ciò, neanche a dirlo, in una municipalità che negli ultimi anni ha visto alternarsi alla presidenza DS e Rifondazione Comunista senza soluzione di continuità, sulla base di percentuali di consenso al centrosinistra a dir poco bulgare!In sostanza, la riconversione di Bagnoli è un esempio eclatante degli intrecci politico-economici che guidano l’operato del centrosinistra napoletano, e delle loro conseguenze nefaste.
L’esperienza dell’Assise cittadina per Bagnoli
Contro lo scempio economico, sociale e ambientale è attiva sul territorio flegreo l’Assise cittadina per Bagnoli, un vero e proprio comitato popolare cittadino, volto a ricostruire quel protagonismo dal basso e quella partecipazione di massa nelle scelte di politica territoriale ed urbanistica che da sempre hanno contraddistinto la cultura e la prassi del movimento operaio flegreo.In questi mesi l’attività dell’Assise si è concentrata sulla battaglia contro gli sfratti, per un uso pubblico e libero delle spiagge e per una destinazione sociale dei suoli “ex-Italsider”, in aperta contrapposizione ai disegni delle giunte locali e delle lobby affaristiche napoletane. L’Assise, attraverso iniziative di controinformazione e di vigilanza diretta e dal basso dell’operato dei pubblici poteri, si batte per il risanamento ambientale del litorale e dei fondali marini e la restituzione del mare e della spiaggia alla libera fruizione dei cittadini; per la bonifica totale dei fondali marini e delle spiagge, da attuare attraverso la costituzione di una grande azienda pubblica specializzata nel risanamento ambientale e territoriale, e che oggi potrebbe da un lato garantire un futuro lavorativo a centinaia di precari e disoccupati, dall’altro coinvolgere i lavoratori di quelle società miste regionali (Pan, Recam e Jacorossi) appositamente costituite per realizzare interventi di monitoraggio e messa in sicurezza del territorio; per la restituzione del litorale alla sua originaria vocazione, naturalistica, termale e balneare; per la trasparenza dei procedimenti e l'effettività dei controlli sull'azione degli enti preposti alla riqualificazione territoriale.Per fare ciò l’Assise propone lo scioglimento della Bagnoli Futura SpA e la restituzione delle competenze ai soggetti pubblici (al Ministero per l'Ambiente e Comune di Napoli); la definizione rapida dei tempi, dei costi e delle modalità di esproprio o cessione delle aree oggetto di intervento urbanistico diretto; la sospensione di ogni ipotesi di vendita dei suoli pubblici a soggetti privati finchè non sarà effettuata la bonifica delle aree destinate al parco urbano ed avviati i lavori delle principali attrezzature pubbliche: ciò al fine di impedire che i finanziamenti destinati a servizi pubblici e ad attrezzature collettive siano adoperati per altre funzioni, e al fine di affrontare il grave problema del peggioramento delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti determinato dalla crescita dei valori immobiliari e dalla carenza di servizi e attrezzature collettive, cui è possibile far fronte solo predisponendo misure urgenti atte a garantire quote sufficienti di edilizia pubblica. L’esperienza dell’Assise Cittadina per Bagnoli rappresenta solo uno spaccato di un percorso più ampio di ripresa del conflitto su un territorio campano e, più in generale, meridionale mai come ora attraversato dagli effetti nefasti delle politiche di “sviluppo ineguale” perpetrate negli ultimi decenni dai governi nazionali e locali, sia di centrodestra che di centrosinistra.In quest’ottica non esistono singole vertenze da affrontare separatamente ma un’unica lotta articolata contro una politica ed una classe dirigente che in nome del profitto privato stanno devastando l’ambiente e i diritti sociali. La trasformazione urbana di ampie zone di Napoli, così come la ristrutturazione dei servizi pubblici fondamentali (sanità, energia, acqua, rifiuti, casa) sono caratterizzate dalle stesse logiche (privatizzazione, sostegno alla rendita, aumento delle tariffe, azzeramento della partecipazione popolare, sfruttamento selvaggio dell’ambiente, penalizzazione dei ceti meno abbienti), in quanto si propongono lo stesso obiettivo: il dominio capitalistico e l’affermazione dei suoi “modelli” di sviluppo.E’ per questo che ogni movimento e ogni istanza di emancipazione nel meridione d’Italia non può non fondarsi su un’idea di società radicalmente e complessivamente alternativa al capitalismo, libera dalle logiche di profitto e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Bell'articolo che racconta uno spaccato di Napoli che non conoscevo.
Continuate così e non lasdciatevi scoraggiare

Anonimo ha detto...

Le segreterie nazionali di Cgil Cisl Uil si sono incontrate per discutere su come organizzare la consultazione dei lavoratori sul protocollo del 23 luglio. Da qual poco che si sa sembra che le segreterie nazionali abbiano deciso di dedicare il mese di settembre alle assemblee di luogo di lavoro e di collocare a metà ottobre le votazioni sull'accordo.

La settimana prossima l'accordo tra le segreterie verrà portato alla discussione degli esecutivi unitari.

Aspettiamo i dettagli e sopratutto aspettiamo di vedere le regole di questa consultazione per capire se sarà una consultazione vera oppure puramente formale nella sua genericità ed indeterminatezza.

Una cosa però già si sa ed è che la condizione imposta dalle segreterie nazionali per garantire una organizzazione unitaria della consultazione e la sua stessa convocazione è che Cgil Cisl Uil si impegnino a sostenere e difendere l'accordo senza tentennamento alcuno.

In altre parole la Cgil non potrà portare nelle assemblee neppure la sua flebile perplessità su uno o due punti del protocollo in materia di precarietà (un grido nel nulla visto che poi la Cgil ha comunque firmato l'accordo), ma sopratutto vuol dire che nessun sindacalista potrà andare nelle assemblee esprimendo dubbi o perplessità sull'accordo, e chi li ha non può e non deve partecipare alla consultazione. Analogo richiamo verrà fatto probabilmente anche nei confronti dei delegati iscritti alle tre organizzazioni confederali perchè garantiscano che il "verbo" delle segreterie nazionali sia accolto e accettato senza contestazione da parte dei lavoratori.

Se queste condizioni non saranno rispettate e garantite a priori, salterà l'accordo sindacale per una consultazione unitaria.

Un messaggio chiaro alla Fiom (che sull'accordo mantiene una complessiva criticità) ed alle sinistre sindacali che già si stanno organizzando per dare ai lavoratori l'indicazione per un voto che respinga l'accordo.



Cose da democrazia del terzo millenio.

Il referendum non si fa più per dare ai lavoratori la parola e la libertà di esprimere col loro voto le indicazioni comportamentali e di linea delle strutture che li dovrebbero rappresentare, ma si fa solo se i suo risultato è utile alle segreterie nazionali.

Il referendum non si deve tenere permettendo la libertà di espressione e di confronto tra le varie posizioni (legittimamente) presenti ma si fa solo se ai lavoratori viene presentata come unica, vera, immodificabile la posizione delle segreterie nazionali.



Insomma .... la consultazione o la si fa alla "bulgara" o non si fa.



E' chiaro che tutto questo chiude gli spazi di discussione ed impedisce che ai lavoratori possa arrivare anche il dibattito nelle organizzazioni sindacali sulle diverse valutazioni da dare all'accordo. E' come se al referendum sul divorzio fosse stato impedito al comitato per il SI o a quello per il NO di parlare agli elettori e di sottoporre a loro le proprie valutazioni sull'argomento.



Aspettiamo ora che la discussione in Cgil Cisl Uil di concluda prima di dare una valutazione complessiva.

Ma, e questo bisogna dirlo da subito, nessuno potrà impedire che le ragioni di chi è contrario al protocollo del 23 luglio non si organizzino esplicitamente e legittimamente per portare ai lavoratori le ragioni del NO ed invitarli ad esprimere il loro voto di rigetto di quell'accordo.



5 settembre 2007

COORDINAMENTO RSU

Anonimo ha detto...

Scritto da Marco Demarco da il Corriere del Mezzogiorno, 06-09-2007 07:13


Non passerà alla storia come la marcia dei quarantamila, né sarà questa la manifestazione che segnerà il punto di svolta tra la rassegnazione e il riscatto. Ma in una Napoli in cui i professionisti dell'acquiescenza sono sempre al lavoro e la protesta civile raramente esce dal chiuso dei salotti, la catena umana contro gli sprechi regionali e il massiccio ricorso alle consulenze costituisce comunque una novità. E' vero, trecento manifestanti per oltre ottanta associazioni mobilitate non sono molti. E tuttavia cosa ci si poteva aspettare in una realtà in cui la maggioranza di centrosinistra è, salvo rarissime eccezioni, tutta presa dalle vicende interne e l'opposizione di centrodestra ha cappottato in parcheggio? Si conferma, piuttosto, ma non è chiaro chi possa gioire per questo, il dato di un associazionismo democratico che, dalle nostre parti, oltre ad essere debolissimo, quasi esclusivamente cartaceo, è anche segnato da un insopportabile ideologismo. Così che le associazioni «di sinistra» e quelle «di destra» continuano a non incontrarsi mai, a prescindere dalle battaglie da combattere e ad esclusivo danno della propria credibilità.
Si è detto che era sbagliata la parola d'ordine della catena umana e che era da sprovveduti concentrare l'attenzione sul mezzo e non sul fine, sulle consulenze e non sulle magnifiche sorti e progressive dei fondi europei. Per paradosso, avremmo dunque dovuto chiudere lo scandalo Parmalat con una generosa bevuta di latte fresco.
La verità è che sollevare la questione delle consulenze equivale a vivisezionare l'attuale sistema di potere. Un potere capace di raccogliere molto consenso, ma non altrettanto capace di modificare in positivo le percentuali del Pil pro capite, dell'occupazione o della captazione di investimenti stranieri. Il dato di fondo, a volerla dire tutta, è piuttosto un altro. Ed è un dato allarmante. Grazie alla loro efficienza, le giunte di sinistra del Centro Italia contribuirono a unificare il Paese negli anni laceranti del dopoguerra; dimostrarono che i comunisti sapevano amministrare come e meglio dei democristiani e che Dozza, il mitico sindaco di Bologna, non era Stalin. Le giunte di centrosinistra del Mezzogiorno, grazie alla loro sostanziale inefficienza, stanno contribuiendo invece a rafforzare i pregiudizi del Nord nei confronti del Sud. Ricordiamo tutti che cosa hanno detto di noi Cacciari e Chiamparino nei giorni dell'emergenza rifiuti. O lo sconforto di Prodi e di Ciampi per i ritardi accumulati a Bagnoli.
«E la montagna partorì il topolino», ha commentato ieri, riferendosi alla catena umana, Antonio Amato, capogruppo Ds alla Regione Campania. È lecito chiedergli che cosa ha partorito la montagna di fondi europei? Si vanta invece di aver ridotto il ricorso alle consulenze l'assessore Abbamonte, il quale però non è in grado di rispondere a questa semplice domanda: quanti sono i consulenti delle società miste? E non sa rispondere, per sua stessa ammissione, perché non lo sa, perché quei consulenti non risultano da nessuna parte, perché è impossibile controllare nominati e nominanti. E dunque di che cosa si vanta? In questi anni si era detto di una razionalizzazione degli uffici regionali, ma poi abbiamo saputo che l'assessore Cozzolino, nonostante la Regione Campania abbia, come è ormai noto, tre volte i dipendenti della regione Lombardia, non dispone delle competenze sufficienti per spendere la sua quota di fondi. Colpe del sindacato che vuole contrattare i trasferimenti, dice Abbamonte. Ma dimentica che l'assessore al personale è lui e non Gravano della Cgil.
È in questo mare di contraddizioni e di mezze verità che nasce il fenomeno delle consulenze improduttive. Un fenomeno che introduce surrettiziamente lo spoil-system; che annulla la separazione tra politica e amministrazione, dal momento che il consulente, scelto dal politico, non garantisce alcuna neutralità; e inquina il principio della responsabilità, visto che, come è già accaduto, è sul consulente che l'amministratore spesso scarica le sue colpe e le sue incapacità.
Stando così le cose, meglio trecento manifestanti che niente.

Anonimo ha detto...

Napoli Punto e a Capo: ecco come è andata
Scritto da Napoli Punto e a Capo, 06-09-2007 18:24


Trasmettiamo il resoconto che abbiamo elaborato dopo la manifestazione. Ho letto molte opinioni diverse tra di loro, che rispetto tutte. Mi piacerebbe però avere qualche commento sulla proposta principale (la n°1) che abbiamo trasmesso alla Regione Campania.


CATENA DELLE ASSOCIAZIONI
“BOLLETTINO DEL COMITATO ORGANIZZATORE DELLA MANIFESTAZIONE DEL 05/09/2007”

A) La manifestazione è perfettamente riuscita centrando in pieno le aspettative degli organizzatori.
B) Particolare rilevanza va data all’impegno, assolutamente mantenuto, di non creare alcun disagio ai cittadini, di non creare disordine, di evitare slogan, di evitare schiamazzi, di evitare bandiere, simboli di partito, striscioni. Oltre 500 persone, in modo composto, hanno per due minuti gridato “basta agli sprechi” per dare forza alle 2 proposte che le Associazioni civiche hanno trasmesso alla Regione Campania.
C) Le Associazioni che hanno aderito alla manifestazione sono oltre 90.
D) La manifestazione è stata “ideata” il 28 agosto e in tale giornata comunicata alla stampa specificando le finalità della stessa e le modalità attraverso una “catena umana” formata dai rappresentanti di numerose associazioni civiche che condividevano l’iniziativa. Ovviamente non è stata organizzata una manifestazione di massa per gli evidenti motivi:
- non sarebbe stata organizzata in appena 6 giorni
- non sarebbe stata organizzata alle ore 12.00 di un giorno feriale
- non sarebbe stata organizzata la prima settimana dopo la pausa estiva
- non sarebbe stata organizzata sotto Palazzo Santa Lucia

La manifestazione aveva quale obiettivo numerico 100 persone che, in rappresentanza delle associazioni, avrebbero circondato la Regione; evidentemente il risalto della manifestazione ha coinvolto altre centinaia di persone che hanno voluto essere presenti.
Chi aspettava una manifestazione di massa non è quindi sufficientemente informato o evidentemente cerca elementi pretestuosi per criticare l’iniziativa, non nel merito, ma attraverso elementi fuorvianti.

E) Speriamo di registrare parole di apprezzamento da parte delle istituzioni locali per il segnale di una società civile napoletana che finalmente cerca di svolgere un ruolo attivo, partecipativo, propositivo, apartitico, di protesta democratica, anche perché si continua giustamente a sollecitare i cittadini a una maggiore sensibilizzazione sulle priorità e le emergenze a tutti note, poi quando ciò accade invece di entrare nel merito delle questioni leggiamo: “la montagna ha partorito il topolino,il complotto contro l’assessore X, la volontà di smuovere gli equilibri nel nascente Pd….”Tutte sciocchezze che non ci riguardano, che non ci appartengono e che non rientrano minimamente nella finalità dell’iniziativa.
F) Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto testimoniare la loro adesione. Ringraziamo anche gli uomini politici che hanno deciso, autonomamente, di esserci vicini sperando che svolgano la loro funzione in modo costruttivo, efficace e immediato nelle sedi competenti.
Arrivederci a presto.

LE PROPOSTE CONSEGNATE ALLA REGIONE

Proposta 1 = l’avvio di un confronto tra Istituzioni locali, Forze politiche, Associazioni di categoria, Sindacati, Associazionismo civico che affronti il problema delle consulenze e delle conseguenti intermediazioni definendo specifiche proposte finalizzate a:
- Maggiore trasparenza negli affidamenti e nelle procedure di gara
- Maggiore trasparenza nella tempistica in cui vengono pubblicati i bandi
- Attivazione immediata dei sistemi di visibilità che consentano di conoscere come/quando/a chi/perché/a che importo sono assegnate dalla Regione Campania le risorse destinate alla consulenza/assistenza tecnica
- Elaborazione di un Codice Etico per le procedure di consulenza/assistenza tecnica e per la lotta all’intermediazione
- Riduzione sostanziale delle consulenze preventivate per il 2007-2013 con particolare attenzione al coinvolgimento dei 2013 funzionari interni

Proposta 2 = La sospensione del bando consulenze del progetto Paser per 5 perplessità

Anonimo ha detto...

onore al merito
Onore al merito all'associazione napoli punto e a capo ed ai suoi animatori. Finalmente una parte,seppur piccola ma coraggiosa e libera della società civile napoletana, ha incominciato a reagire al sistema di potere bassoliniano. Un sistema, fatto di consulenze, sprechi ed autoreferenzialità che mai nella storia della nostra città ha raggiunto gli odierni livelli di arroganza e tracotanza.Bene così,quindi, sperando che il vostro sforzo non si fermi ad una isolata manifestazione



I CADUTI SUL LAVORO..