venerdì 14 settembre 2007

LE "VERIFICHE" DI EPIFANI.....


"Siamo di fronte a un fatto assolutamente nuovo, si aprirà una verifica su quanto è successo".
(Guglielmo Epifani)
Le verifiche in Cgil vengono aperte solo quando bisogna zittire il dissenso, emarginare o epurare i delegati ed i sindacalisti che fanno il loro mestiere o quando si rivendica l'indipendenza dai governi e governatori amici.
Il segretario generale della Cgil dovrebbe aprire le verifiche interne anche sui gravissimi episodi di malcostume.
In Campania, sono avvenuti fatti gravissimi.
I segretari generali regionali e comprensoriali degli edili hanno utilizzato il proprio ruolo per sistemare parenti in organismi bilaterali.
Dovevano essere immediatamente rimossi.
I vertici nazionali della Cgil dovevano "aprire verifiche interne".
Sono rimasti indifferenti.
Due pesi e due misure?
La scelta consapevole di non toccare una categoria - quella degli edili - che è un serbatoio di consensi per il segretario generale della Cgil e per il Partito Democratico?

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Nella Fillea- così come in altre categorie - si moltiplicano riunioni per garantire "maggioranze bulgare" in favore del protocollo welfare.
Le assemblee sicuramente saranno decise sulla carta(non si faranno mai) così anche i numeri(ovviamente in favore dei sì). Si indicheranno cantieri e luoghi di lavoro inesistenti....mamma mia che combineranno i segretari pur di mantenersi a galla!!Figuratevi come saranno "riconoscenti" quelli coinvolti nella parentopoli(Sannino e Petruzziello)...daranno numeri al bancolotto...magari per non dare nell'occhio daranno una decina di voti ai NO!!

Anonimo ha detto...

Ragazzi questi della democrazia, dell'indipendenza non se ne fottono proprio! Questi signori hanno deciso di cambiare pelle al sindacato. Vogliono fare business, gestire le società di intermediazione di manodopera, usare gli enti bilaterali per gestire tutto.
E' una casta. Se ne fottono degli operai nelle fabbriche e nei cantieri.
Adesso metteranno le mani anche sui contratti nazionali..(avete ascoltato quello che chiede la confindustria), subito dopo il referndum sul protocollo, è pronto l'accordo per snaturare il ccnl.
Poi applicheranno il libro verde(libertà di licenziare) e si distruggerà lo statuto dei lavoratori....

Anonimo ha detto...

quel sannino è proprio un paraculo..nell'ultimo congresso di categoria per mettersi in mostra presentava ordini del giorno per cancellare la legge Biagi...ma che buffone!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Adesso da buon attacchino bassoliniano si è messo in riga...Eh già ha sistemato figli e parenti...

Anonimo ha detto...

Epifani. Che ipocrita!!parli di regole? ma falle applicare al Petruzziello che ha messo un'intera famiglia a lavorare negli enti bilaterali ed utilizza le risorse della fillea per girare in italia ed all'estero.
Altro che casta!

Anonimo ha detto...

Rappresentanze Sindacali Unitarie - SIEMENS – Filiale di Genova

Caro Epifani: ci eravamo illusi!



Ci eravamo illusi che si potesse eliminare lo scalone senza tramutarlo in un sistema a scalini e quote che sortisce per la quasi totalità dei lavoratori una situazione identica e per alcuni casi peggiorativa.



Ci eravamo illusi che il nostro contributo maggiore alle entrate previdenziali inserito nella scorsa finanziaria ci fosse restituito, almeno in parte, in questo accordo sul sistema pensionistico per eliminare realmente il tanto odiato scalone.



Ci aspettavamo più trasparenza e giustizia nel sistema scelto, sommando il sistema a quote e l’età minima obbligatoria, di fatto si unisce il peggio dei due sistemi.



Ci eravamo illusi che fosse prioritario un sistema di incentivi e disincentivi, al posto di limiti minimi ferrei. Pensavamo che l’aumento della “aspettativa di vita” non dovesse essere vista con una piaga sociale ed é giusto considerare che non tutti hanno la fortuna di giungere all’età pensionabile in salute ed in grado di svolgere efficientemente la propria attività lavorativa.



Abbiamo di recente dovuto disilluderci sul nostro status di lavoratori dopo aver scoperto che, tra i paesi industrializzati siamo tra quelli con il maggiore numero di ore lavorate, che i nostri stipendi in assoluto e ancor di più come potere di acquisto non sono cresciuti e che sono inferiori di gran lunga ai paesi europei a noi vicini. Forse per questo ci eravamo illusi di poter ottenere non un sistema pensionistico generoso ma che potesse ALMENO essere flessibile. Al contrario, dovremo in molti casi lavorare di più ed obbligatoriamente per raggiungere la quota 97 che per tanti vorrà dire lavorare sino ai 64 o 65 anni, ben peggio dei nostri colleghi nel resto dell’Europa dove in media si lavora sino a 61 anni.



Purtroppo di “flessibilità” in Italia si parla solo nell’intento di peggiorare la condizione del lavoro dipendente, “flessibilità” é diventato un sinonimo di “sfruttamento” ed “imposizioni”.



Aspettiamo da tantissimi anni e speravamo che finalmente si facesse una chiara distinzione tra quelli che sono i nostri contributi per costruirci le pensioni e quelli che sono gli strumenti sociali di solidarietà: Cassa Integrazione, Mobilità, pensioni sociali, sussidi alla disoccupazione ed altri sostegni al reddito. Strumenti che dovrebbero gravare sulla fiscalità generale, ovvero sulle tasse di tutti i cittadini e delle aziende, sui furbetti milionari dei guadagni in borsa e forse un giorno sugli odierni evasori. Invece gravano sui conti dell’INPS mandandoli in rosso. A completamento di tutto ciò é giusto ricordare che l’uso della Cassa Integrazione e Mobilità é stato spesso discutibile. Le grandi aziende hanno fatto sovente ricorso a questi sistemi per le ristrutturazioni e per lo “svecchiamento” del proprio organico, operazioni perpetrate a carico del sistema pensionistico e sulla pelle dei lavoratori.



La realtà é che dopo i 50 anni le aziende non vedono l’ora di lasciarci a casa, altro che raggiungere l’età della pensione!



Prima di leggere il testo dell’accordo ci eravamo anche illusi che una parte dei nostri sacrifici servissero a favorire i lavoratori addetti a lavori usuranti, una forma di solidarietà trasversale che riguarderebbe 1.400.000 persone. Anche in questo caso il Governo ha inserito una clausola per una copertura massima per 5000 lavoratori all’anno, gli altri che raggiungono i prerequisiti?



E’ UNA BEFFA CLAMOROSA NEI CONFRONTI DI TUTTI NOI!



Ci eravamo illusi che accanto a numeri “scolpiti nella pietra” che sono gli anni di lavoro e di contributi da versare si scrivesse qualcosa di altrettanto sicuro sui coefficienti per determinare l’importo della pensione, mentre sono totalmente da discutere con una formula che lascia ad ogni interpretazione “(potrebbero portare indicativamente ... ad un livello non inferirore al 60%), facendo salvo l’equilibrio finanziario dell’attuale sistema pensionistico;” Questo livello pensionistico al 60% della retribuzione NON é per nulla certo, come invece ci volevano far credere molte testate giornalistiche.



Ed invece non ci facciamo illusioni sui vantaggi economici che si riusciranno ad ottenere dalla ristrutturazione e riorganizzazioni degli enti previdenziali, conoscendo operazioni già fallite in altri ambiti dell’amministrazione statale, quindi, ci rassegniamo già da ora ad un innalzamento ulteriore dei nostri contributi a partire dal 2011, come scritto nell’accordo se “Tale incremento non verrà attivato solo nel caso in cui il processo di razionalizzazione degli enti previdenziali ed assicurativi assicuri con certezza il conseguimento di risparmi medi annui in grado.....”



Per equità bisogna dire che parti positive esistono anche in questo accordo: nel miglioramento del welfare in generale, un piccolo aumento per le pensioni minime, aumento dell’indennità di disoccupazione e alcune altre misure messe in campo da questo Governo. Consideriamo doveroso e positivo pensare allo stato sociale, questo é stato possibile grazie a quello che in italiano scorretto definiamo “tesoretto”. Ricordiamo però che



il cosiddetto “tesoretto” viene proprio dalle nostre tasche, da quelle dei lavoratori dipendenti che per la massima parte contribuiscono al gettito dello Stato, grazie anche all’ultima finanziaria che ci ha visti penalizzati.



Non illudiamoci: l’extra gettito non é certo aumentato in questi mesi attraverso le molte attività economiche che si ostinano a dichiarare meno dei loro dipendenti, nè dagli speculatori borsistici, (dove é andata a finire la maggiorazione delle tasse sulle plusvalenze?) tantomeno dalle aziende che godranno invece degli sgravi del “cuneo fiscale”, anzi é intenzione del Governo che una parte del “tesoretto” vada ad “addolcire” gli “studi di settore” e defiscalizzare altri oneri per le aziende: oltre il danno la beffa!



In calce a tutto ciò ma non meno importante e scandaloso, vorremmo denunciare l’ennesima delusione rispetto al programma del Governo inserita sul documento:



NON SI ARGINA MINIMAMENTE IL LAVORO PRECARIO!



dopo 36 mesi di reiterazione di contratto a tempo determinato, basta una firma del lavoratore e di un qualsiasi Rappresentante Sindacale per allungare questa “agonia lavorativa”.

Caro Epifani, ci chiediamo in coscienza quale Sindacalista si prenderà, sotto le ovvie pressioni aziendali, la responsabilità morale di non firmare la reiterazione del contratto, quale lavoratore si possa ribellare a questo sistema capestro con la prospettiva, non firmando, della disoccupazione!



Non vorremmo nemmeno parlarne, ma apprendiamo che non sarà abolito il vergognoso sistema dello Staff Leasing, una forma di caporalato istituzionalizzato che non avrebbe dovuto nemmeno avere la luce, come tante altre storture della Legge 30.



Forse caro Epifani ci eravamo illusi che con un Governo di centrosinistra si potesse dialogare, questo grottescamente é l’unico aspetto che é andato oltre le nostre aspettative nel bene e nel male, ma soprattutto concludere degli accordi e condividere delle finanziarie veramente eque, senza dover “inghiottire” accordi e leggi “senza anima e cuore” e con “luci ed ombre” che tradotti nella realtà di tutti i giorni si sono rivelati “senza risultati e giustizia” per noi lavoratori e cittadini.



Non si può continuare a sottoscrivere accordi di questo genere sotto il quotidiano ricatto della caduta del Governo!



E’ necessaria una visione sindacale aldilà delle emergenze di maggioranze e minoranze politiche che non devono rappresentare in nessun modo un sistema di pressione sul Sindacato. Proprio quando il proprio interlocutore, come in questo caso é il Governo, si presenta confuso e disorientato é prioritario presentarsi con idee e proposte, con piattaforme condivise dai lavoratori, senza subire passivamente uno stillicidio di dichiarazioni e proposte che cambiano di ora in ora.



Il Sindacato e la CGIL in prima istanza, per la funzione di Sindacato più rappresentativo con i suoi 5 milioni di iscritti, ha la responsabilità sociale e deve avere il coraggio di opporre dei chiari NO ed in questi casi mobilitare i lavoratori ed i pensionati.



Questo anche contro un Governo che é stato votato dalla maggior parte dei propri rappresentati, se questo delude e non riesce a fare una politica coerente di crescita economica coniugata con la diminuzione delle ingiustizie sociali ed il miglioramento delle condizioni, tanto penalizzate in questi anni, di chi lavora e di chi é in pensione.



E’ questo che chiedono i lavoratori italiani ed i nostri iscritti: che il Sindacato segua delle linee chiare e determinate, un Sindacato che si muova con il consenso dei lavoratori che lo sostengono, fortemente impegnato a determinare le scelte sul mercato del lavoro e su quelle sociali, incalzando con la propria azione le aziende e i Governi di ogni colore.



E’ per questo che voteremo NO al Referendum e chiederemo ai nostri compagni di lavoro di fare altrettanto.



Riteniamo che tutta questa vicenda dovrebbe essere di monito per gli accordi e le finanziarie future con questo e con tutti i Governi a venire.


RSU SIEMENS – Genova

Anonimo ha detto...

FIOM: BONANNI, CGIL NE USCIRÀ PIÙ FORTE DI PRIMA



“Sono convinto che da questa vicenda la Cgil uscirà più forte di prima, anche perché ora è chiaro a tutti che politica e sindacato debbono viaggiare divisi e che non si difendono gli interessi dei lavoratori se non si ha ben chiaro quale sia l’interesse generale”. A dirlo è il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, commentando in un’intervista al Quotidiano Nazionale il no della Fiom al Protocollo sul welfare. Sottolinea Bonanni: “Come segretario della Cisl, da oggi impegnerò tutte le mie forze per dar vita ad una maggiore unità sindacale, perché solo questo potrà garantirci il prestigio e la forza negoziale che ci servono”. Quanto alle strategie per il futuro, “serve un patto tra sindacato e imprenditori. Con l’obiettivo di rivedere l’attuale modello contrattuale collegando il destino dei salari a quello delle aziende. Un obiettivo ambizioso, ma necessario: dobbiamo superare lo schema del salario a prescindere. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Dobbiamo, d’intesa con le aziende, mettere in moto dei meccanismi che ci consentano di governare orari di lavoro e professionalità”.

Anonimo ha detto...

Pensioni più basse e lavoro sempre più precario
Appello per un’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori. No all’accordo del 23 luglio su pensioni e lavoro precario
(9 settembre 2007)

Il 23 luglio scorso il Governo Prodi ha firmato con Cgil-Cisl-Uil e Confindustria un protocollo d’intesa che, se trasformato in legge, peggiorerà notevolmente le condizioni di vita e di reddito dei lavoratori e delle lavoratrici, ancor di più se precari.

Gli scalini: peggio dello scalone. La trappola dello scalone di Maroni viene diluita nel tempo introducendo un sistema di “scalini” con i quali i requisiti per andare in pensione aumenteranno finché dal 2013 occorreranno 36 anni di contributi e 61 anni di età, oppure 35 di contributi e 62 anni di età. Non solo lo scalone non viene abolito ma a regime l’età pensionabile viene aumentata rispetto alla riforma Maroni.

L’imbroglio dei lavori usuranti.Per i lavoratori che svolgono mansioni usuranti è previsto uno anticipo di 3 anni per l’età pensionabile, MA i fondi stanziati coprono solo 5000 lavoratori all’anno, e quindi verrà stilata una graduatoria per poter accedere alla pensione. Inoltre a regime anche i lavoratori “usurati” dovranno attendere i 58 anni, quindi la situazione è peggiorativa rispetto a quella attuale.

Revisione dei coefficienti: pensione più bassa per tutti! Dal 1° gennaio 2010 saranno diminuiti fra il 6 e l’8% (a seconda dell’età di pensionamento) i coefficienti di trasformazione, ovvero di altrettanto diminuirà l’importo della pensione rispetto all’ultimo stipendio percepito. Inoltre i coefficienti verranno rivisti ogni 3 anni e fissati per decreto.

Straordinari a tutto spiano! Viene eliminata la contribuzione maggiorata che oggi è caricata sulle ore straordinarie. In questo modo gli straordinari costeranno come le ore ordinarie, con la ovvia conseguenza che le aziende pubbliche e private ne faranno ancora più massicciamente ricorso, invece di assumere nuovo personale.

Aumenta il lavoro precario. Alla faccia della tutela dei più giovani, la legge 30 rimane sostanzialmente immutata: i contratti co.co.pro. e lo staff leasing vengono mantenuti; i limiti imposti ai contratti a termine sono ridicoli, perché potranno essere rinnovati dopo 3 anni di occupazione nella stessa azienda: basterà farlo presso l’Ufficio del Lavoro alla presenza di un sindacalista, e non ci sarà nessun obbligo di trasformazione a tempo indeterminato. Nulla cambia per i contratti interinali, che rimangono privi di vincoli. Non è prevista alcuna significativa continuità di reddito, sganciata dalla prestazione lavorativa, per i precari nelle aziende, negli enti pubblici e nelle cooperative.

Bisogna impedire che queste norme, che verranno inserite nella prossima finanziaria, diventino legge. Chiediamo che venga indetto un referendum con voto segreto e certificato, con i rappresentanti del sì e del no all’accordo, con regole trasparenti e democratiche, per far esprimere tutti i lavoratori e le lavoratrici sia a tempo indeterminato, precari e migranti. Dalle prime notizie purtroppo sembra che, ancora una volta, Cgil-Cisl-Uil non abbiano intenzione di promuovere una consultazione democratica.

A Brescia si è costituito un Comitato contro questo accordo che ha già raccolto più di 1000 firme di lavoratori e lavoratrici. Per discutere e organizzare le prossime iniziative è stata indetta una

Assemblea dei lavoratori, delle lavoratrici e dei precari
Sabato 29 settembre alle ore 9.30
presso la sala Piamarta, via San Faustino 70 a Brescia

per adesioni: noaccordo@libero.it

Comitato contro l’accordo del 23 luglio

Anonimo ha detto...

In riferimento alla nota inviata il 09 luglio 2007 alla compagna Maria Squizzato

Alla Commissione Regionale di Garanzia Cgil Veneto

Al Presidente della CRG - Compagno Giuseppe Turudda

E p.c. alla compagna Maria Squizzato

Oggetto: nota della CRG del 09 luglio 2007 alla compagna Maria Squizzato

In riferimento alla nota inviata il 09 luglio 2007 alla compagna Maria Squizzato componente della Rsu Superior di Piombino Dese (Pd) e membro del Comitato Direttivo Filtea Cgil di Padova, in cui viene citato lo svolgimento dell’assemblea sindacale del 06 febbraio 2007 con tema la riforma del Tfr e l’avvio dei Fondi pensioni.

I dirigenti e i militanti della Cgil del Veneto considerano legittima la battaglia della compagna Maria Squizzato contro la costituzione dei Fondi pensioni mediante l’utilizzo del Tfr, una battaglia peraltro che tutta la Rete 28 aprile in Cgil ha svolto nel Paese.

Pertanto si chiede alla CRG della Cgil del Veneto di sospendere i provvedimenti messi in atto con la nota di cui sopra, nel rispetto dei diritti democratici garantiti dallo Statuto della nostra Confederazione sindacale.

In attesa di riscontro

Si inviano distinti saluti

Firme

Francesco Doro, Comitato Direttivo Fiom Cgil Padova, Direttivo Regionale Fiom Cgil Veneto
Stefano Fontana, Comitato Direttivo Fiom Cgil, Padova
Scarabello Stefano RLS ditta Komatsu SPA a Este (PD) Direttivo Fiom Cgil Padova
Zaramella Renato Rsu Arneg Comitato Direttivo Fiom Cgil Padova
Irina Costa Direttivo Provinciale Fiom Cgil, Direttivo Camera del Lavoro Cgil Padova
Susanna Sedusi, Rsa Comune di Padova FP Cgil Padova
Bortolozzo Gino, Comitato Direttivo Fillea Padova
Franco Da Boit, Direttivo Provinciale FP Cgil Padova
Vettore Marco, Rsu Elettro Ingross Comitato Direttivo Filcams Padova
Castigliego Stefano, Direttivo Provinciale Fiom Cgil, Direttivo Camera del Lavoro Venezia
Enrico Pellegrini, Rsa Musei Civici Venezia Direttivo Provinciale Filcams Cgil Venezia
Antonino Marceca, coordinamento aziendale aulss Venezia FP Cgil
Sabrina Pattarello, Direttivo Provinciale Nidil Cgil Venezia
Roberto Galvanin, Direttivo Provinciale Fiom Cgil Vicenza
Giliola Corradi, RSA Banca di Roma Diretivo Provinciale Fisac CGIL Verona, Direttivo provinciale CGIL di Verona
Favaro Leonardo, Rsu SME Susegana (TV), Direttivo provinciale Filcams Treviso

Anonimo ha detto...

LEGGETE QUEST'INTERVISTA DA BERLINO DEL DESPOTA BASSOLINIANO DI VIA TORINO...UN'INTERVISTA CHE SI COOMENTA DA SE'


(Il Denaro 14 Settembre 2007) - Gravano: Cgil compatta, la Fiom sbaglia
Michele Gravano, segretario regionale della Cgil, non è preoccupato per lo “strappo” operato dalla Fiom, la federazione dei metalmeccanici del sindacato, che ha bocciato l’accordo sul Welfare tra sindacati, industriali e Governo. “Al timone della Cgil - spiega al Denaro Gravano, a Berlino per un seminario internazionale in materia di lavoro (vedere articolo in basso) - c’è una maggioranza compatta. Pensiamo che questo accordo sia la soluzione migliore per tutti i lavoratori e i pensionati. La Fiom sta commettendo un errore e spero se ne renderà conto al più presto”. L’unità del sindacato guidato da Guglielmo Epifani, dunque, per Gravano non è in discussione, anche se la mossa delle Tute Blu apre un problema. E al segretario regionale della Fiom Maurizio Mascoli che, intervistato ieri dal Denaro, pone alla Cgil e agli altri sindacati confederali la questione dell’autonomia sindacale rispetto alla politica (criticando tra l’altro la Cgil Campania, “spesso appiattita sulle posizioni della Giunta regionale”), replica così: “Potremmo dire la stessa cosa della Fiom, cioè che è appiattita sulle posizioni di Rifondazione. La Cgil Campania ha dimostrato di saper dire dei ‘no’ quando non è d’accordo con l’operato di Palazzo Santa Lucia”.
di Danila Liguori



Domanda La Fiom rifiuta l’accordo nazionale sul welfare, la Cgil Campania che cosa ne pensa?
Risposta. Noi consideriamo un errore la posizione della Fiom, perché può avere effetti negativi soprattutto nel rapporto tra i metalmeccanici e la confederazione. Ma in fondo ce lo aspettavamo.
D. In che senso?
R. Già quando abbiamo votato nel direttivo nazionale della Cgil la Fiom si era espressa contro l’accordo. Al contrario, nel sindacato c’è stata una fortissima maggioranza che ha salutato l’intesa con favore. La Fiom, quindi, si è distaccata dal resto della Cgil e così facendo ha rotto l’unità interna del sindacato.
D. E’ preoccupato per le possibili ripercussioni in Campania dello “strappo” operato dai metalmeccanici?
R. No, e per due semplici motivi. Innanzitutto perchè siamo una maggioranza numerosa e compatta; la Fiom regionale conta meno di 20 mila iscritti (18 mila, secondo le cifre pubblicate sul sito internet della Fiom Campania, Ndr), mentre la Cgil ne ha circa 350 mila. Poi anche perché crediamo che, viste le condizioni attuali del paese, quello siglato il 23 luglio sia un buon accordo.
D. Ora passa ai lavoratori: quale orientamento emergerà dalle assemblee?
R. Sono sicuro che tutti i lavoratori, uomini e donne, e anche i pensionati, saranno d’accordo con noi.
D. Crede che questo strappo all’interno della Cgil potrà essere ricucito in tempi ragionevolmente brevi?
R. Noi stiamo lavorando per creare le condizioni affinché non si consumi una vera e propria lacerazione, e per costruire un’intesa con i metalmeccanici, che in questa occasione, lo ribadisco, hanno preso una decisione sbagliata.
D. Il segretario della Fiom Campania, Maurizio Mascoli, pone ai sindacati la questione dell’autonomia dalla politica e afferma che la Cgil “è troppo appiattita sulle posizioni della Giunta regionale”. Che cosa replica?
R. Che è una valutazione del tutto infondata. Noi potremmo dire la stessa cosa, e cioè che loro si sono appiattiti sulle posizioni di Rifondazione Comunista. Quando la Cgil Campania non è stata d’accordo con l’operato di Palazzo Santa Lucia ha dimostrato con i fatti di saper dire dei “no”. Dunque semplicemente non è verp che siamo appiattiuti sulle posizioni della Giunta regionale.
D. Durante gli incontri organizzati a Berlino, si mettono a confronto, tra le altre cose, i sistemi sindacali tedeschi e italiani. Attraverso quali aspetti?
R. Oggi (ieri per chi legge, Ndr) discutiamo di modernizzazione del diritto del lavoro europeo e soprattutto il tema della flexicurity, una questione molto complessa che fa parte dell’attuale dibattito politico, economico, culturale e sindacale.
D. Flexicurity: cosa convince e cosa no.
R. Felxicurity è un termine in sé accettabile, perché coniugare un sistema economico dell’evoluzione professionale con una protezione sociale per i lavoratori in difficoltà, soprattutto nelle fasi di non lavoro, è sulla carta utile. Però così si spostano sicurezza e garanzie dai luoghi di lavoro al mercato del lavoro. A noi quest’idea non piace; se invece parliamo di maggiore tutela e maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, e più protezione sociale nel mercato del lavoro, si possono fare dei passi in avanti.

14-09-2007

Anonimo ha detto...

Cari Compagni vi inviamo la circolare diffusa da Cgil, Cisl, Uil sulla consultazione...

CGIL
CISL
UIL
A TUTTE LE STRUTTURE
CGIL - CISL - UIL

LORO SEDI





Roma 12 settembre 2007


Oggetto: Consultazione dei lavoratori/lavoratrici, pensionati/pensionate e giovani precari/precarie sull’accordo sottoscritto il 23 luglio 2007 tra CGIL CISL UIL e Governo su Previdenza, Lavoro e competitività, per l’Equità e la crescita sostenibile.




L’obiettivo come deciso dalle Segreterie Nazionali e dagli Esecutivi unitari CGIL CISL UIL del 12.09.07 è quello di realizzare una consultazione, la più vasta possibile, con precise regole che permettano di accertare l’opinione dei singoli lavoratori/lavoratrici, pensionati/pensionate, giovani precari /precarie attraverso un voto segreto. Per agevolare questo obiettivo è necessario che le operazioni di voto avvengono con la registrazione e l’identificazione dei votanti, in particolare dei lavoratori, pensionati e giovani-precari che esprimeranno il loro voto nei seggi territoriali.

Nei luoghi di lavoro la consolidata esperienza e la possibilità di avere gli elenchi dell’ente o dell’azienda, consentirà uno svolgimento delle operazioni in modo ottimale.

Tutti i lavoratori/lavoratrici, i pensionati/pensionate precari e precarie che si recheranno ai seggi, sia nel territorio che presso le sedi sindacali o istituzionali (Comuni, quartieri, circoscrizioni, ecc) dovranno esibire la busta paga o il libretto di pensione o l’attestato dell’Ufficio di Collocamento o documenti analoghi che dimostrino la condizione di lavoro. Oltre a certificare la condizione professionale occorre verificare l’identità di coloro che si apprestano al voto. Di conseguenza vanno costituite Commissioni Elettorali Unitarie sui luoghi di lavoro, sul territorio e a livello regionale. Inoltre, le strutture regionali potranno articolare analoghe Commissioni Elettorali a livello provinciale, dove realizzare le prime raccolte di risultati da inviare a livello regionale.

Vi comunichiamo la composizione della Commissione Elettorale Nazionale:

C.G.I.L. : - C.Cantone – M. Di Luccio – C. Baldini
C.I.S.L. : - N. Sorgi – P.Inglisano – A. Mone
U.I.L. : - C. Barbagallo – L. Lucioli – R. Pucci

Invitiamo le strutture a raccordarsi con la Commissione per coordinare la presenza dei dirigenti nazionali alle assemblee nei luoghi di lavoro.

Anonimo ha detto...

Se al referendum dei lavoratori indetto i primi di ottobre vincerà il 'no' all'accordo sul welfare sottoscritto dal Governo e dai sindacati "la Cgil ritirerà la firma" a quell'accordo. Lo dice il segretario nazionale della Cgil, Guglielmo Epifani, questa sera alla festa provinciale dell'Unità di Modena. "Se al referendum dovesse prevalere il no da parte dei lavoratori - spiega Epifani - la Cgil ritirerà la firma. Siamo un'organizzazione seria. La democrazia non è un optional e il referendum è uno strumento importante anche se impietoso, dove conta chi vince o perde non quanto perdi". Se prevarrà il sì, insiste il segretario della Cgil, "il sì è all'accordo se prevarrà il no" l'accordo non soddisfa i lavoratori. "Non si può interpretare il referendum come crede qualcuno". "Non so come finirà il referendum - insiste Epifani - ma sono convinto che gli operai, i pensionati e i lavoratori del settore pubblico voteranno sì. Questa è la mia opinione. Ma il referendum è una sfida per tutti e non è una passeggiata. Confido che quello su cui si voterà non sia su una persona ma sul contenuto dell'accordo".



I CADUTI SUL LAVORO..