venerdì 30 novembre 2007

Il nostro compagno Ciro intervistato da "Aprile Online"



Sul quotidiano web Aprile Online la giornalista Marzia Bonacci ha intervistato il nostro compagno Ciro. Per Leggere l'intervista clicca qui Crescentini, aspettando la sentenza .

Nei prossimi giorni pubblicheremo l'elenco completo delle adesioni pervenute ai due appelli lanciati dal Comitato Napoli e dal Comitato Toscana per il reintegro di Ciro in Cgil

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Il paese dei raccomandati


Cosa fare per stroncare quella pratica deleteria, molto usata in Italia, del sistemare i propri parenti ed amici alla faccia delle regole e dell'etica professionale, soprattutto nel settore pubblico



Se in Italia ci fosse abbondanza di lavoro, la questione delle raccomandazioni e del merito non sarebbe riemersa con tanta veemenza. E invece la situazione del lavoro in Italia non è buona, come direbbe il redivivo molleggiato. Di lavoro non ce n'è, le paghe sono da fame e anche chi è riuscito a portarsi a casa addirittura una laurea è costretto alla gogna della precarietà. Molti sono finiti nei call centre a telefonare a casa della gente, ma i più sono a casa disoccupati a rispondere al telefono.

L'Inghilterra ha aperto i suoi call centre in India, là è un lavoro dignitoso, mentre i giovani inglesi lavorano per quello che hanno studiato. Questo succede perché le università accettano le iscrizioni non per arricchire i budget delle Facoltà, ma in base alle reali opportunità di lavoro presenti sul mercato. E una volta laureati, le
Università si giocano la faccia assistendo i giovani nella ricerca del lavoro.

La raccomandazione invece c'è anche in Inghilterra, vedi verbo to recommend anche se ha più il significato di consigliare. In genere poi si "consiglia" per posizioni dirigenziali o di competenze specifiche (dove servono capacità che un colloquio, i titoli o un concorso non riescono a far emergere con certezza) e avviene soprattutto nel settore privato. Ma il punto centrale è che chi raccomanda qualcuno nel Regno Unito si gioca la reputazione insieme al raccomandato. Se cioè qualcuno raccomanda un idiota viene considerato anch'esso un idiota. La reputazione è infatti cruciale, e prima di giocarsela raccomandando qualcuno ci pensano bene. Se poi lo fanno, allora
si basano esclusivamente sulle sue capacità professionali e non su legami di parentela, amicizia o convenienza. Per loro conta il risultato del proprio lavoro, del proprio ufficio o dell'ente per cui lavorano.

Insomma, là la raccomandazione nasce da specifiche esigenze professionali, mentre da noi nasce dalla cultura dell'arrangiarsi e del sistemare, alla faccia delle regole e dell'etica professionale, i propri parenti ed amici. Ma la situazione italiana è aggravata dal fatto che una volta che il raccomandato-assunto si rileva incompetente e incapace, nessuno lo tocca più. E cosi il merito viene calpestato due volte, la prima al momento dell'assunzione, la seconda nella mancata valutazione della sua performance Gli incompetenti raccomandati vanno invece rimossi, e non si tratta di mettere in discussione la sacrosanta protezione del lavoro, ma di considerare
l'incompetenza come giusta causa per il licenziamento. E questo soprattutto se aggravata dalla raccomandazione o più in generale da processi di assunzione non trasparenti, proprio come succede in Inghilterra.

Il problema principale, e da affrontare subito, è quello del settore pubblico. Se infatti il padrone di un negozio o di un azienda vuole dare tutto in mano al proprio figlio idiota, peggio per lui. E' roba sua, e potrebbe anche essere salutare perché una volta mandato in malora il patrimonio del papi, altri avranno spazio sul mercato.
Nel settore pubblico, invece, cosi come nelle grandi aziende strategiche e di interesse nazionale, la raccomandazione è una pratica pericolosa per la collettività oltre ad essere un'insopportabile ingiustizia. Basti pensare agli ospedali o alle università piene di amici e parenti organizzati a clan, invece che da professionisti competenti e motivati. Perché chi paga il prezzo della raccomandation? I meritevoli
esclusi dai posti di lavoro, certo, ma anche pazienti e studenti, e in ultima analisi tutti noi.

Cosa fare dunque? Servono subito nuove regole per contrastare il reato della raccomandazione soprattutto nel settore pubblico, nella speranza che un nuovo quadro normativo e gli strumenti per farlo applicare, cambino nel tempo la mentalità pseudo mafiosa di dare un lavoro al proprio clan. Le corporazioni, poi, che favoriscono
l'ereditarietà delle professioni ed impediscono ai giovani di trovare spazio nel mercato, devono essere immediatamente abolite. Allo stesso tempo, però, serve sviluppo economico e quindi nuove opportunità professionali e di qualità. Se in Italia vi fosse infatti lavoro, e se esso riuscisse ad accogliere le qualifiche presenti sul mercato, allora sia gli idioti che i meritevoli troverebbero la loro
collocazione invece di dar vita ad una triste lotta tra poveri per trovare un lavoro decente.

Anonimo ha detto...

Buongiorno a tutti i guerriglieri romantici.
Buon dicembre e buone lotte.
Buongiorno Ciro,sempre con te.

Anonimo ha detto...

Ciro ha avuto costanza e coraggio nel difendere i suoi diritti. Il 7 Dicembre ci sarà l'udienza presso la sezione lavoro del Tribunale di Napoli. La Fillea Cgil Napoli e Nazionale saranno giudicate. Ma non basta!! L'oligarchia che dirige la Fillea regionale, la fillea di caserta, Napoli, avellino,salerno deve essere denunciata anche a livello penale. Le parentopoli, l'uso delle risorse,i corsi di formazione falsi(a proposito avete visto che si sta scoperchiando il pentolone della formazione professionale?), le liste di "tutor" e "docenti", i comitati di gestione degli enti bilaterali..Sono tutte materie da codice penale.
Come sono da codice penale alcune vicende che riguardano Gravano.
Qui bisogna raccgoliere le notizie, redigere un bel dossier e portarlo in Procura!!

Anonimo ha detto...

ma chi ha dato il mandato, chi ha autorizzato il Sannino ed ai suoi compari della segreteria a licenziare Ciro? Certamente non il direttivo. Certamente non gli iscritti alla Fillea. I veri padroni della fillea sono i lavoratori. Ciro, questo il giudice lo deve sapere.
Per quanto concerne quella lettera di licenziamento: è un atto nullo. Il Sannino ed i suoi compari dovranno spiegare perchè ti hanno rimosso dalle tue vertenze, dallo sportello mobbing e dalle zone di tua responsabilità e nello stesso tempo hanno stipulato contratti di consulenza con pensionati o fatto nuove assunzioni.
PS/Ciro ti consiglio di fare una denuncia alla Procura su tutto quello che è avvenuto in Fillea e negli enti bilaterali.
Non è giusto che un faccendiere ubriacone come Giorgio Borrelli deve sistemare parenti e figli negli enti bilaterali o che banditi come Sannino, Petruzziello e Nappo non solo sistemano figli nei Caaf, comitati paritetici antinfortunistici e cassa edili ma utilizzano le risorse della fillea per arricchirsi.
Il tutto concordato con Andrea Righi della fillea nazionale e coperto politicamente da Gravano e Franco martini.

Anonimo ha detto...

L'avessero detto a Di Vittorio che la CGIL sarebbe diventata un sindacato giallo.



I CADUTI SUL LAVORO..