venerdì 29 febbraio 2008

NEL 1992 BASSOLINO PROCESSAVA IN PIAZZA I SUOI AVVERSARI POLITICI...

IL GOVERNATORE ANTONIO BASSOLINO PER IL TRAMITE I SUOI LEGALI SOSTIENE CHE NEI SUOI CONFORNTI E' STATO FATTO UN PROCESSO POLITICO..GUARDATE QUESTA VIDEO-INTERVISTA CONCESSA NEL 1992...COME CAMBIANO I TEMPI...

BASSOLINO RINVIATO A GIUDIZO
Sono otto i capi di imputazione per i quali il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e' stato oggi rinviato a giudizio. La prima accusa contestata dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo e' di frode in pubbliche forniture. Nella sua qualita' di commissario di governo per l'emergenza rifiuti - incarico svolto fino al febbraio 2004 - , con il compito di assicurare la corretta gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, Bassolino, secondo i magistrati, ''non impediva, realizzava e consentiva la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall'ATI (associazione temporanea di imprese, ndr) affidataria in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti''. Truffa aggravata ai danni dello Stato e' l'accusa contenuta nel secondo capo di imputazione: in concorso con il subcommissario Giulio Facchi, avrebbe ''contribuito a dissimulare i reiterati e gravi inadempimenti dell'ATI''. Interruzione di servizio di pubblica utilita': l'accusa riguarda l'interruzione del conferimento dei rifiuti negli impianti Cdr. A Bassolino viene contestato un ''contributo omissivo'' rispetto all'ipotesi di reato. Non avrebbe contestato all'Ati il rispetto di una clausola contrattuale che imponeva alle imprese di assicurare comunque lo smaltimento dei rifiuti. L'accusa di abuso di ufficio, contenuta in tre capi di imputazione, si riferisce ai presunti vantaggi patrimoniali procurati all'ATI. Un'altra accusa riguarda una presunta violazione della normativa ambientale. Falsita' ideologica: questo reato, ipotizzato in concorso con Giulio Facchi, riguarda l'attestazione ''di fatti e circostanze non corrispondenti al vero'' nella relazione conclusiva sulla gestione dei rifiuti inviata nel dicembre 2004 alla presidenza del Consiglio, al dipartimento protezione civile e al ministro dell'Ambiente. (ANSA). 29-FEB-08 20:39

10 commenti:

Anonimo ha detto...

(PRIMA) ROMA - "Prendiamo atto che si chiude, con il rinvio a giudizio di Bassolino e dei vertici di Impregilo, un intero ciclo politico: ora è urgente ritornare alle urne, una volta chiusa l'emergenza rifiuti". Lo dice il senatore della Sinistra arcobaleno e presidente della commissione Ambiente del Senato, Tommaso Sodano. "Siamo per principio garantisti - sottolinea Sodano - aspettiamo le motivazioni del rinvio a giudizio, ma non possiamo non evidenziare che le critiche che avevamo mosso nei confronti di Bassolino e del sistema che portato al disastro la Campania, critiche che rivendichiamo fino in fondo, erano fondate". "Già nelle prossime ore - prosegue Sodano - occorre aprire una riflessione attenta sulla fine del bassolinismo e sul futuro della regione. Non so cosa farà Bassolino ora, ma si prenda atto che un'epoca è finita". "Come Sinistra arcobaleno - conclude Sodano - ci poniamo come alternativa al sistema trasversale, che diverse inchieste rivela e che ci ha portati all'emergenza ed affermiamo con forza la necessità di un'innovazione etica profonda nel modo di fare politica". (PRIMA)

Anonimo ha detto...

Rifiuti: Le tappe del rinvio a giudizio di Bassolino

Roma, 29 feb (Velino) - “Era una decisione già annunciata”. L’avvocato Massimo Krogh, uno dei legali del governatore della Campania, commenta così il rinvio a giudizio del presidente Antonio Bassolino. Insieme a lui sono stati rinviati a giudizio altre 27 persone tra cui compaiono anche gli ex vertici di Impregilo, la società che attraverso due controllate si è aggiudicata le due gare per la gestione del servizio dei rifiuti in tutta la Campania. A Bassolino, quale vertice del commissariato per l’emergenza, vengono contestate una serie di omissioni relative alla vigilanza sul rispetto dei contratti che avrebbero determinato ingiusti vantaggi negli accordi stipulati con le società private controllate da Impregilo. Secondo la tesi della procura, accolta dal Gup, la difesa di Bassolino basata sul principio di separazione tra attività politica e attività amministrativa nel commissariato per l'emergenza rifiuti non sarebbe una tesi accettabile. Prima di tutto molti punti dell’accordo stipulato con le società di smaltimento dei rifiuti sarebbero “distonici” rispetto ai doveri e alle prerogative che il governatore doveva fronteggiare. E l’emergenza sarebbe stata utilizzata come “paravento” per giustificare le inadempienze del progetto. In secondo luogo perché il ruolo amministrativo imponeva al commissario di “sovrintendere alle scelte” e qualsiasi ipotesi di non adempimento dei compiti affidati dalla legge porterebbe secondo i pm a “un consapevole abbandono dei propri doveri”. E anche se Bassolino aveva chiesto di essere informato “solo delle soluzioni e non dei problemi” per gli inquirenti questo vorrebbe dire “omesso controllo doloso”e quindi “compartecipazione alla truffa”.

L’inchiesta risale al febbraio 2003 quando l’attuale presidente della commissione Ambiente del Senato Tommaso Sodano denunciò alla procura della Repubblica possibili illegittimità nella gara d’appalto con la quale veniva affidata a Fibe e Fibe Campania la costruzione dei termovalorizzatori e degli impianti Cdr in Campania. A insospettire Sodano, come ha spiegato lui stesso più volte, alcune peculiarità della gara di appalto. Vale a dire il fatto che si attribuisse un punteggio alto per l’offerta economica e i tempi di costruzione degli impianti, ma basso per le tecnologie utilizzate. La Fibe ha precisato Sodano vinse per una manciata di giorni previsti per la costruzione – cioè 35 – ma ebbe un punteggio bassissimo per la tecnologia tanto che alcuni componenti della commissione dissero che si trattava di tecnologia obsoleta. Insomma, secondo la denuncia, Bassolino permise alla Fibe di gestire i Cdr sostanzialmente senza controlli e in difformità ai patti stabiliti nel contratto d’appalto e di produrre ecoballe fuori norma e di utilizzarle come combustibile per l’inceneritore in costruzione. Non solo: non fu mai preteso dal commissariato che la controllata di Impregilo raccogliesse l’immondizia campana come previsto dall’appalto. Il governatore della Campania da parte sua ha sempre sostenuto di non aver letto i contratti firmati e di essersi comunque assunto la responsabilità di siglare gli accordi per avviare iter amministrativi già conclusi e formalizzati. Stessa linea di condotta anche per il braccio destro di Bassolino, il vice commissario Raffaele Vanoli che nel faccia a faccia con i pubblici ministeri ha sempre confermato di aver firmato un’ordinanza sugli impianti di recupero del Cdr ma di non sapere nulla “né della lettera di invito né del bando di gara”. E di aver siglato il provvedimento, pur non avendo poteri di firma, solo perché “Bassolino non c’era e mi erano attribuite funzioni vicarie”.

A conclusione dell’udienza preliminare il gup ha anche deciso che le società coinvolte nell’indagine e cioè principalmente le controllate di Impregilo dovranno rispondere di illecito amministrativo. Lo scorso 27 giugno il gip del Tribunale di Napoli Rosanna Saraceno, aveva disposto l'interdizione per contrattare con la Pubblica amministrazione per un anno riguardo alle attività di smaltimento, trattamento e recupero energetico dei rifiuti, e il sequestro di circa 750 milioni di euro, dovute alle società da parte di molte amministrazioni comunali della regione e dal commissariato per emergenza rifiuti come anticipo per la costruzione del termovalorizzatore di Acerra. “Il bassolinismo finisce oggi, almeno da un punto di vista politico. Ho chiesto alla segreteria di Rifondazione di affrontare il tema della permanenza del nostro partito in giunta regionale”. L'esponente della Sinistra Arcobaleno Tommaso Sodano commenta così al VELINO l’affaire che ha coinvolto il governatore campano. “La notizia è giunta nel momento in cui stavamo completando le liste elettorali. È difficile capire se il gruppo regionale di Rifondazione che gode di autonomia come previsto dai nostri statuti, stacchi la spina. Ma deve essere chiaro che noi non abbiamo più nulla a che fare con questa esperienza. Solo così possiamo rivendicare la nostra diversità di fronte agli elettori. Al di là delle vicenda giudiziaria che non è ancora chiusa, oggi si chiude un ciclo con la riprova di responsabilità politiche oggettive”, prosegue Sodano che chiede di andare al voto subito. “Passate le elezioni politiche non si potrà evitare questo scenario in cui appare credibile che si vada al voto entro l'autunno”.

Anonimo ha detto...

Tutte le accuse a Bassolino
Venerdi 29 Febbraio 2008

NAPOLI - Sono otto i capi di imputazione per i quali il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e´ stato oggi rinviato a giudizio. La prima accusa contestata dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo e´ di frode in pubbliche forniture.

Nella sua qualita´ di commissario di governo per l´emergenza rifiuti - incarico svolto fino al febbraio 2004 - , con il compito di assicurare la corretta gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, Bassolino, secondo i magistrati, ´´non impediva, realizzava e consentiva la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall´ATI (associazione temporanea di imprese, ndr) affidataria in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti´´.

Truffa aggravata ai danni dello Stato e´ l´accusa contenuta nel secondo capo di imputazione: in concorso con il subcommissario Giulio Facchi, avrebbe ´´contribuito a dissimulare i reiterati e gravi inadempimenti dell´ATI´´. Interruzione di servizio di pubblica utilita´: l´accusa riguarda l´interruzione del conferimento dei rifiuti negli impianti Cdr. A Bassolino viene contestato un ´´contributo omissivo´´ rispetto all´ipotesi di reato.

Non avrebbe contestato all´Ati il rispetto di una clausola contrattuale che imponeva alle imprese di assicurare comunque lo smaltimento dei rifiuti. L´accusa di abuso di ufficio, contenuta in tre capi di imputazione, si riferisce ai presunti vantaggi patrimoniali procurati all´ATI. Un´altra accusa riguarda una presunta violazione della normativa ambientale. Falsita´ ideologica: questo reato, ipotizzato in concorso con Giulio Facchi, riguarda l´attestazione ´´di fatti e circostanze non corrispondenti al vero´´ nella relazione conclusiva sulla gestione dei rifiuti inviata nel dicembre 2004 alla presidenza del Consiglio, al dipartimento protezione civile e al ministro dell´Ambiente.

Anonimo ha detto...

Bisogna ricostruire una nuova classe dirigente a partire dalla Cgil Campania diretta da un gruppo di potere che ha alimentato parentopoli, commistioni e malcostume.
Chi si è opposto a questo sistema è stato licenziato(vedi la vicenda del compagno Crescentini della Fillea) o emarginati o costretti a dimettersi(nel giro di tre annialmeno venti dirigenti sindacali onesti della Cgil confederali e di categoria sono stati costretti lasciare dopo essere stati martorizzati per mesi solo perchè non erano omologati al sistema di potere bassoliniano di Via Torino)..
In Importanti Sindacati di categoria come la Fillea, i Caaf e le società di servizi si è permesso di tutto:nepotismo, parentopoli ecc. ecc...

Anonimo ha detto...

Macaluso «Ora un passo indietro, a rischio la campagna elettorale»


Scritto da Gino Cavallo da il Mattino, 01-03-2008 07:32


«Credo che allo stèsso Bassolino sia chiaro che una fase si è chiusa. Semmai a restare non chiaro è il come chiuderla». Vista da Emanuele Macaluso, un riformista con alle spalle mezzo secolo di Pei e che sconti non ne fa (e non se ne fa), la Campania dei rifiuti e delle inchieste giudiziarie per il Pd, anzi per la sinistra ci tiene a dire, sarà un laboratorio elettorale ad altissimo rischio. Che in troppi continuano a sottovalutare.

In che modo e in che misura le decisioni dei magistrati fanno aumentare questi rischi? «Conosco Bassolino da anni, l'ho criticato e lo critico. Detto questo, dal punto di vista della moralità lo ritengo una persona assolutamente insospettabile. Altra storia sono le responsabilità politiche, che invece ci sono e come. E sulle quali si giocherà la campagna elettorale». Nel senso che l'opposizione ha una
sorta di bersaglio impossibile da mancare?
«Non penso tanto alla destra, che certo farà il suo gioco, dimenticando le tante e gravi responsabilità per una situazione, quella dei rifiuti, che viene da un passato in cui erano proprio loro a governare la Campania. Penso piuttosto al centrosinistra, al Pd dove Veltroni si ritrova al fianco di un Dì Pietro che attacca Bassolino con gli stessi toni di Fini».
Intanto come capolista Veltroni ha scelto Pina Picierno. «Non mi piacciono queste operazioni. I giovani servono, ci mancherebbe altro, ma poi dovrebbero avere la forza politica per guidarla la campagna. La verità è che pensa a tutto il leader, il resto è solo un contomo di utili immaginette: il giovane, l'imprenditore, l'operaio, l'attore».
In Campania, insomma, serve altro?
«Serve verità. E serve la capacità di sciogliere un nodo che non è solo Bassolino, ma è anche Bassolino. Tocca a lui trovare la forza politica per ammettere di aver sbagliato. Perché è stato un grave errore politico non aver capito dove si andava a parare. È vero che ci sono state le gestioni commissariali, ma la responsabilità politica c'è tutta. Non ci sono scorciatoie, Bassolino deve dire: ho sbagliato a non vedere e ora ne trarrò tutte le conseguenze. Perché la politica è fatta anche di queste cose».
Ed è così che andrà a finire? «Per ora la mia sensazione è che siamo ancora al dico e non dico, alla ricerca del capro espiatorio. Insomma, che si cerchi di eludere questo passaggio. Non è facile, lo so bene, ma affrontarlo non può che fare onore a Bassolino. Nella sua storia ci sono tante battaglie combattute con coraggio, lo stesso che oggi deve portarlo a fare un passo indietro».
E il lifting alla giunta, la new entry di Claudio Velardi?
«Operazioni che interessano ai gruppi dirigenti, non certo alla gente. Perché, lo ripeto, non partono dall'esigenza prioritaria di dire là verità fino in fondo. E di farsi carico di tutte le conseguenze».
Il test della Campania ha per il Pd valenza nazionale? «Ne sono convinto, penso che sia l'occasione per dare al Paese l'esempio di cosa si intenda per un nuovo modo di governare. Di passare, per intendersi, dalle parole ai fatti».
Per esempio pensionando De Mita. «Brutta pagina quella, me lo lasci dire. Ha sbagliato il Pd utilizzandolo per radicare il partito in Campania e poi fingendo sorpresa per il fatto che la battaglia politica coincide per lui con quella parlamentare. Ed ha mancato di Coerenza De Mita prima criticando il Partito democratico e poi battendosi per avere un suo fedelissimo alla segreteria regionale».

Anonimo ha detto...

L'ira del governatore: era scontato


Scritto da Conchita Sannino da la Repubblica Napoli, 01-03-2008 07:26


Hanno un bel dire i suoi avvocati. Che alle otto di sera, tesi, guadagnano l'uscita di uno spettrale Palazzo di Giustizia e allargano le braccia: «Era già tutto previsto». Il cornee il quando sono già un contrappasso per l'ex sovrano indiscusso della Campania. È il venerdì di un anno bisestile a mandare sul banco degli imputati Antonio Bassolino. Lui, impassibile e apparentemente sorridente, ieri macina incontri su incontri, smaltisce un'agènda intensissima: dalla rimozione del manager della Asl Napoli 1, la più grande d'Europa, al vertice con il supercommissario De Gennaro. Ma il colpo arriva alle 18.05.

Va ufficialmente alla sbarra per il disastro rifiuti il leader di un centrosinistra regionale in via di sfaldamento e l'uomo dalla proverbiale superstizione, il governatore che ancora nel 2005 veniva eletto con il 61,6 dei voti e il politico che ad ogni Capodanno indossava la stessa fiammeggiante cravatta. Rossa. Come l'inseparabile cornetto nascosto in tasca, accarezzato non senza autoironia durante i festeggiamenti di piazza dei tempi migliori. Un'era fa. Il Bassolino di oggi è quello che dice: «Era tutto scontatissimo. Vado avanti». Che gioca in difesa mentre intorno è l'assedio.
«Perché non mi dimetto? - obietta Bassolino - Se avesse contribuito arisolvere una situazione che da molto tempo attanaglia la nostra regione lo avrei già fatto. Ma noi siamo impegnati, accanto al commissario De Gennaro, in una battaglia forte. Questa ora è la priorità assoluta: liberare le strade dai rifiuti. Dopo, si parlerà di tante responsabilità, a tutti i livelli. Senza scappare, senza sottrarsi». Sul disastro rifiuti, la difesa del governatore è da mesi la stessa: c'era la criminalità organizzata nella piaga rifiuti, l'ostruzionismo di intere popolazioni, i partiti e persino la Chiesa che hanno capeggiato in alcuni casi la rivolta cóntro il termovalorizzatore di Acerra e le discariche. Bassolino non risponde sulle due maggiori contestazioni che gli vengono mosse. Quella giudiziaria: avere accettato un contratto-truffa con Fibe. Quella politica: non ammettere il fallimento della politica sui rifiuti. Ma su quest'ultimo punto Bassolino torna, però, di continuo: «La mia parte di responsabilità me la sono assunta e anche pubblicamente. La cosa singolare davvero, invece, è che in questo Paese solo io mi sto assumendo questa parte. Ma il commissariato ai rifiuti esiste da 14 anni. Io sono stato nominato dal governo Berlusconi, e altri governi ne hanno nominati altri di commissari, prima e dopo di me, Questo da 14 anni. È possibile che in questo Paese una persona sola si assuma questo onere? Possibile che nessun altro senta il dovere di farlo: non un sindaco, non un ministro, non un Presidente del Consiglio?» Il temperamento di combattente, i tic della diffidenza. Sono le note che accompagnano Bassolino fin dal suo ingresso sulla scena delle istituzioni partenopee. La primavera del 1993 lo incorona sindaco di Napoli. Cominciava l5 anni fa l'ascesa, la fama e l'articolata gestione di potere di Bassolino, un exfunzionario delPci. Una parabola che i suoi nemici danno ormai in caduta libera dopo il rinvio a giudizio di ieri. Ma il corollario di amici e fedelissimi, sempre meno numerosi a dire il vero, sostengono che in fondo la giornata di ieri è stata un «sollievo». Così, argomentano, «potrà finalmente difendersi». Già i due suoi legali Giuseppe Fusco e Massimo Krogh, avevano ripetuto: «Questo non è un processo ai fatti, ma a un fenomeno. È diventato un processo politico». Scrivono infatti i penalisti: «La decisione di rinviare a giudizio Bassolino èra già stata preannunciata dalla improvvisa modifica del calendario di udienza. Le sedute fissate a tappe forzate non hanno permesso il benché minimo contraddittorio, impedendo un confronto approfondito sui tanti aspetti lacunosi di quest'inchiesta». Anzi, aggiungono: «Lo stesso svolgimento dell'udienza è apparso come un formale passaggio di carte e non come una sede di giudizio. Bastiricordare il clamoroso infortunio sugli emolumenti di commissari e vice, quando l'àccusaha fornito cifre esorbitanti e palesemente errate».
Il governatore si aspetta quel verdetto. L'ultimo giorno del febbraio horribilis comincia intorno alle7.Escedibuonmattino, sigo-de l'aria di Posillipo in scarpette da jogging, avverte l'allenatore. «Oggi si corre di più». Scaricare le ansie. Rilanciare «con forza» l'attività di giunta. Un'ora e mezza dopo è nella sua stanza a Palazzo Santa Lucia, impassibile e teso. Giacca blu, cravatta bordeaux. E un'agenda, a suo modo, simbolica. Ore 10.30: il governatore rimuove il manager della Asl Napoli 1, Mario Tursi, per incapacità a
contenere il bilancio dell'azienda. È una sanzione che non ha precedenti nel panorama di ma-lamministrazione della sanità campana. Soprattutto, una bocciatura resa possibile dal terremoto in corso tra le fila demitiane. Ore 12. Bassolino firma una nomina antispreco per uno dei rubli simbolo della vicenda giudiziaria Mastella, individuando un dirigente della Regione a capo del-l'Asi di Benevento, fino a pochi giorni fa affidato a quel Luigi Abbate in quota Udeur, sulla cui nomina viene formulata l'ipotesi di tentata concussione a carico dell'ex ministro Clemente Mastella. Ore 19: prepara il primo "seminario di giunta" che si svolge stamane per tre ore in un altro luogo suggestivo. È il gioiello settecentesco del parco a mare di Villa Favorita, costa diErcolano.Un'opera di restauro costata alcuni milioni, terminata tre anni fa, visitata anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: eppure non era stata ancora utilizzata. Bassolino riparte da lì, dopo il suo venerdì bisestile.

Anonimo ha detto...

De Giovanni: crisi del governo personale


Scritto da Mario Porqueddu da il Corriere della Sera, 01-03-2008 07:11


Il germe di questa «crisi epocale» che sconvolge Napoli, secondo lui si è sviluppato assieme al fenomeno Bassolino. Oggi ha assunto le fattezze di enormi cumuli di spazzatura, ma il professor Biagio De Giovanni, filosofo della politica, dice che lo si poteva individuare prima: «Quel germe è la personalizzazione del potere ed era presente già nei suoi esordi al Comune. Anni importantissimi, nei quali Bassolino teorizzò e incarnò una figura di sindaco carismatico, quasi rivoluzionario».
«Io sono legato a lui da un vecchio rapporto di rispetto e affetto, venuto un po' meno per il mio atteggiamento critico, ma anche i suoi nemici ammettono che in quel periodo molte cose vennero fatte, che restituì alla città fiducia in se stessa». Eppure, a sentire De Giovanni, proprio in quella seconda metà degli anni '90 famosa per la «rinascita di Napoli» in qualche modo si mettevano le basi di un altro declino. «In tempi di crisi dei partiti la leadership diventa personale: è un fatto, e non per forza negativo. Ma la tendenza è che attorno a una personalità forte, e quella di Bassolino lo è, si crei un sistema di dipendenze. A Napoli questo sistema si è allargato a macchia d'olio investendo tutti i gangli della società civile». Di più: quel «sistema», che qualcuno chiama Bassolinismo, ha finito per diventare l'oggetto stesso dell'azione di governo. «La necessità di tenerlo in piedi è tanto prevalente che scardina la possibilità di risolvere in modo opportuno, pacatamente riformista, i problemi» dice De Giovanni, che quella di Bassolino arriva a definirla «una dittatura benevola», perché è convinto che «se non c'è spazio per il dibattito pubblico non c'è democrazia funzionante» e che «questo spazio qui non c'è stato: si è ridotto il confronto con le competenze. C'è stato un cedimento. Poche le voci critiche, e in linea di massima accantonate». Ma è sbagliato pensare che la sua sia un'analisi formale.
«In una città complessa — prosegue, infatti — le questioni "di prospettiva" si affrontano solo se il dibattito cresce. A Napoli, invece, il governo si è inceppato. Le conseguenze sono, a ovest, l'area dell'ex Italsider di Bagnoli mai rilanciata, e a est le periferie in mano alla Camorra. Peccato: è una grande occasione persa. Il consenso dava a Bassolino enormi potenzialità di decisione. La sua vicenda è uno degli episodi di legittimazione più ampia e duratura, e diventerà un caso da manuale di storia politica». Errori inclusi: «L'aver male interpretato quella sua legittimazione carismatica. Non aver messo un freno. Ora siamo all'epilogo. Navigheremo a vista, perché in 15 anni una classe dirigente alternativa non si è potuta formare. Eppure dovrà essercene un'altra. Serve una forte discontinuità. Ormai è chiaro a tutti, anche a Bassolino».

Anonimo ha detto...

Erri De Luca: il governatore doveva andare via da tempo


Scritto da Mirella Armiero da il Corriere del Mezzogiorno, 01-03-2008 06:46


«Dimettersi ora? Bassolino avrebbe dovuto farlo molto prima ma in Italia le dimissioni sono un'istanza democratica non recepita». Erri De Luca ha la risposta secca e tagliente, essenziale come la sua scrittura. Alla notizia del rinvio a giudizio del governatore commenta: «Non mi piace la soluzione giudiziaria, è un imbarbarimento».
In che senso?
«Non doveva finire così, le castagne dal fuoco non deve toglierle la magistratura, ma si sa, siamo in un paese di barbari».
Come vede la situazione rifiuti?
«Una bella schifezza... Se ne esce a testa alta solo investendo nella tecnologia più aggiornata e non in quella scaduta».
Intende l'inceneritore?
«Sì, quello di Acerra è l'esempio di una tecnologia superata. Invece puntare sul nuovo e uscire a testa alta dalla crisi poteva essere un banco di prova».
Chi sono i responsabili?
«Le amministrazioni.
Non solo quelle presenti ma anche quelle passate: siamo di fronte a un unico comitato d'affari. E poi c'è da considerare una cosa: i rifiuti non possono essere un'emergenza. Si tratta di gestione ordinaria. Eppure, ripeto, non si può risolvere tutto nelle aule dei tribunali».
Come ai tempi di Mani Pulite...
«Sì, ma le inchieste spesso arrivano con secoli di ritardo. Era chiaro da tempo che la classe dirigente speculava sui rifiuti invece di pensare all'ordinaria amministrazione».
Lei ha aderito alla manifestazione di piazza Dante, quella con Grillo e la Rame.
«Non ci sono andato per un impegno, ma ho aderito con entusiasmo. A Napoli deve nascere per forza una nuova classe dirigente, questa in carica è da buttare. Vorrei che il nuovo saltasse fuori da quei diecimila napoletani che sono andati in piazza».

Anonimo ha detto...

Di Pietro: ci farà perdere voti, si dimetta


Scritto da Lorenzo Fuccaro da il Corriere della Sera, 01-03-2008 07:12


Ministro Di Pietro che succederà in Campania al Pd dopo il rinvio a giudizio del presidente Bassolino per la vicenda dei rifiuti?
«È indubbio che la vicenda comporterà dei contraccolpi elettorali. Ma la colpa non è certo del giudice che ha fatto il suo dovere piuttosto della politica che invece di smaltire i rifiuti ha creato le condizioni affinché un magistrato chiedesse la verifica dibattimentale. I contraccolpi sono un dato di fatto. Non vorrei, però, che si scambiasse la causa con gli effetti».
Ora che cosa dovrebbe fare Bassolino? Restare ancora in carica o dimettersi?
«L'Italia dei valori fu l'unico partito— ricevendo anche molte critiche — a chiedere le dimissioni di Bassolino, già mesi addietro quando scoppiò lo scandalo dei rifiuti. E le chiedemmo pur facendo parte del centrosinistra».
Il suo partito partecipa alla giunta Bassolino?
«Non abbiamo mai fatto parte della giunta Bassolino anche adesso, dopo la scomposizione e ricomposizione necessitata dal fatto che alcuni componenti hanno preso un'altra strada, quella di Poggioreale piuttosto che quella del Palazzo della Regione. Sebbene richiesti di entrarvi abbiamo declinato l'invito».
Perché?
«Riteniamo superata l'esperienza Bassolino. È sua la responsabilità politica per l'inazione evidente nello smaltimento dei rifiuti. A prescindere dal rinvio a giudizio, che è né più né meno che una richiesta di verifica dibattimentale con tutte le garanzie per la difesa, l'uomo Bassolino potrà dimostrare la sua innocenza perché ritengo che sia stato usato, raggirato e violentato dalla logica dei veti di partito. È inimmaginabile che Bassolino si sia arricchito in un'attività del genere. Sono convinto che l'abbiano tirato per la giacchetta e così ha finito per delegare ruoli e incarichi a persone che più che delegare bisognava legare».
Il contraccolpo in termini elettorali come sarà?
«Sarà ampio. Le dimissioni di Bassolino possono dare un segnale di discontinuità. Il non avere partecipato a questa manfrina dà a noi, Italia dei valori, titolo per proporci come alternativa al non voto perché è evidente che il cittadino partenopeo sfiduciato in seguito alla presa d'atto di questa inazione sarà più che tentato dall'idea di disertare i seggi. Una cosa, comunque, voglio aggiungere e cioè che sarebbe ingeneroso scaricare tutto il marcio dell'immondizia su Bassolino, perché la malazione va avanti dalle altre esperienze di governo, la vicenda del termovalorizzatore di Napoli risale ai tempi della giunta di centrodestra guidata da Rastrelli».

Anonimo ha detto...

Il fallimento della politica


Scritto da Massimo Franco da il Corriere della Sera, 01-03-2008 07:09


E' probabile che il rinvio a giudizio di Antonio Bassolino per lo scandalo dei rifiuti porti alla fine alle sue dimissioni. Ma l'idea che sia la magistratura a segnare il tramonto del governatore della Campania dilata il senso di inadeguatezza della politica. Viene punita la tendenza a lasciare all'autorità giudiziaria il compito di mettere in moto dinamiche che i partiti dimostrano di non avere né la forza né la voglia di innescare. Così, il paradosso è che i vertici del potere regionale vengono imputati per «presunte irregolarità nello smaltimento» dell'immondizia insieme ad alcune società del gruppo Impregilo. Ma tutto questo avviene nell'imbarazzo del centrosinistra, e nel fragore polemico ed autoassolutorio del Pdl berlusconiano.
Il calcolo elettorale aveva imposto una cortina di reticenza intorno alla Campania, una delle roccaforti più inespugnabili del Pd; e che ha nel «bassolinismo» il serbatoio capiente e opaco del consenso locale. Ma la decisione del tribunale di Napoli finisce per rendere vistoso il silenzio mantenuto finora dagli alleati del governatore; e soprattutto la loro esitazione ad affrontare subito i contraccolpi anche politici che i rifiuti, con i loro miasmi, stavano provocando. Se il governo di centrosinistra avesse preso o preteso una decisione forte due mesi fa, chissà, magari avrebbe ridotto le conseguenze dello scandalo. Oggi, invece, rischia di subirle a quarantacinque giorni dal voto.
L'opposizione accoglie il rinvio a giudizio di Bassolino come una manna elettorale. E cerca di proiettare la sua ombra ingombrante non solo sul governo di Romano Prodi ma sullo stesso Walter Veltroni. Pazienza se le premesse dell'emergenza erano visibili già quando a guidare la regione era una giunta di centrodestra. I mucchi di rifiuti immortalati dalle tv di tutto il mondo, sono di adesso. Si tratta di una questione che può segnare l'intera campagna elettorale; mandare in frantumi le speranze di non eccedere nei toni polemici; e complicare il tentativo veltroniano di segnare una cesura rispetto all'Unione. Silvio Berlusconi lo sa. E cerca di schiacciare il Pd sul passato. Per questo ieri ha ammonito che «il dramma dei rifiuti ha fatto danni incalcolabili alle nostre esportazioni», sfregiando «l'immagine italiana all'estero». Ma lo scandalo della Campania fa lievitare i veleni soprattutto per un altro motivo: si trasferisce sul piano giudiziario proprio mentre si parla della lista degli evasori fiscali in Liechtenstein. Il ministro Antonio Di Pietro, alleato del Pd, da tre giorni intima il «fuori i nomi »: magari nella convinzione che alcuni dei conti bancari appartengano a esponenti del centrodestra. Evoca pericolosamente una «gogna mediatica» che ora potrebbe scattare anche contro Bassolino.
La gioia feroce del centrodestra riflette questi umori. E, radicalizzandoli, cerca di far dimenticare l'incapacità della nomenk-latura locale berlusconiana di proporsi come alternativa al «bassolinismo » in questi anni disastrati. La perentorietà con la quale gli avversari sottolineano che le colpe sono della sinistra risulta giustificata, e insieme riduttiva. Vela il fallimento di una classe dirigente, e non soltanto di uno schieramento. E rischia di assolvere la miopìa con la quale i governi nazionali si sono illusi di far sparire i cumuli d'immondizia prendendo e perdendo tempo. Anche stavolta, alla magistratura sembra affidato un compito di surroga della politica, che probabilmente va al di là delle sue intenzioni.
Il fatto che di qui al processo, fissato per il 14 maggio, l'Italia sarà in campagna elettorale, di certo non aiuterà ad abbassare il flusso dei veleni. Si conferma in tempo reale la profezia del presidente del Senato, Franco Marini. Ieri aveva annunciato: «Vedrete, i toni della campagna elettorale si alzeranno». Forse avrebbe preferito essere smentito



I CADUTI SUL LAVORO..